I brand italiani stanno rispondendo all'appello della Camera della Moda italiana, che nei giorni scorsi ha invitato le aziende del settore a raccogliere fondi in sostegno dell'iniziativa congiunta messa in campo con Unhcr: "È compito della moda, da sempre promuovere l’unione delle persone e lo scambio culturale, diffondere valori di inclusione e di pace”, ha detto il presidente di CNMI Carlo Capasa
Poche parole, tanti fatti. Il mondo della moda risponde alle polemiche che hanno accompagnato la Fashion Week milanese con donazioni milionarie per sostenere i cittadini ucraini in fuga dalla guerra provocata dall’invasione della Russia ai danni del loro Paese. I brand italiani stanno rispondendo all’appello della Camera della Moda italiana, che nei giorni scorsi ha invitato le aziende del settore a raccogliere fondi in sostegno dell’iniziativa congiunta messa in campo con Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati; e anche dalla Settimana della Moda di Parigi si susseguono annunci di donazioni.
“Premetto che l’intero comparto della moda italiana è prostrato e addolorato per quanto sta succedendo in Ucraina e che la nostra prima preoccupazione, in questo momento, è concentrarci nello sviluppo dell’iniziativa congiunta con Unhcr l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che sta ottenendo rapidamente adesioni rilevanti da parte dei maggiori brand della moda italiana, con cospicue donazioni che verranno immediatamente utilizzate per dare un aiuto concreto alle persone e alle famiglie costrette alla fuga all’interno dei confini nazionali e verso i paesi limitrofi”, annuncia all’Adnkronos Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda italiana. ”È compito della moda, da sempre -aggiunge – promuovere l’unione delle persone e lo scambio culturale, diffondere valori di inclusione e di pace”.
Tra i nomi, spicca quello di Giorgio Armani: il gruppo ha donato 500mila euro a Unhcr e ha annunciato una donazione di capi di prima necessità destinati ai profughi che saranno distribuiti attraverso la Comunità di Sant’Egidio, già presente e attiva nelle zone di confine. I dipendenti del gruppo, inoltre, avranno la possibilità di dare il proprio personale contributo partecipando alle fasi di preparazione delle spedizioni. Ci sono poi Prada, Missoni e Valentino. Quest’ultima, in particolare, ha stanziato mezzo milione di euro, soldi che andranno a sostenere la popolazione Ucraina e l’agenzia Onu per “salvare vite, proteggere i diritti e – si legge in una nota – costruire un futuro migliore per i rifugiati, le persone senza uno stato e le comunità vulnerabili”. Anche Gucci ha annunciato una donazione di 500mila dollari all’Unhcr attraverso Chime for change, la campagna globale della casa di moda toscana nata nel 2013 per raccogliere, unire e rafforzare le voci a sostegno della parità di genere. C’è poi Versace, che ha indicato sul suo profilo Instagram un link per fare donazioni al World Food Programme, in linea con quanto annunciato dal gruppo Capri Holdings, di cui fa parte, che ha già effettuato una donazione di entità non specificata al programma.
Da Parigi, invece, arriva la notizia della donazione di due milioni di euro da parte di Chanel a Unhcr e a Care, organizzazione umanitaria impegnata nella lotta alla povertà, per finanziare il lavoro con i rifugiati e profughi ucraini. “Crediamo negli sforzi diplomatici e speriamo in una risoluzione pacifica del conflitto”, scrive il brand su Instagram. Louis Vuitton ha stanziato invece un milione di euro per l’Unicef, altra agenzia Onu per la tutela dei diritti dell’infanzia, per aiutare i bambini e le famiglie coinvolte dal conflitto, e ha attivato un link per invitare a fare donazioni, indicando anche le aree di intervento dell’Unicef. Il gruppo Lvmh ha donato poi 5 milioni di euro alla Croce Rossa Internazionale: “Il gruppo sta monitorando da vicino la tragica situazione in Ucraina e sta dalla parte di coloro che sono colpiti da questa guerra”, fa sapere in una nota il colosso del lusso, che si sta occupando di assistere i 150 dipendenti che lavorano in loco, insieme alle loro famiglie.
Ma non è solo il mondo luxury a prestare sostegno alla popolazione ucraina: anche Mango, noto marchio del fast fashion, ha annunciato di aver attivato un sistema di supporto logistico, finanziario e legale per tutti i propri impiegati (e i loro familiari) che hanno dovuto abbandonare l’Ucraina e per coloro che sono rimasti. Inoltre, la catena ha deciso di chiudere i propri store in Russia, e di interrompere le spedizioni: tuttavia, si rende disponibile a sostenere i propri lavoratori nel paese in base alle loro necessità. Parallelamente, il franchise spagnolo ha fatto una donazione alla Croce Rossa e Mezza Luna Rossa Internazionale.