di Federica Pistono*
Nel 2012, lo scrittore giordano Fadi Zaghmout pubblicava il romanzo La sposa di Amman, destinato a diventare un best seller nel paese di origine. Tradotta in inglese e in francese, l’opera è arrivata in traduzione italiana nel 2022, pubblicata da MR Editori. Il testo ha suscitato notevole scalpore nel mondo arabo, giacché affronta tematiche ritenute ancora scottanti per la società giordana, tanto più che la vicenda non è ambientata all’estero, ma nella capitale Amman. Il rapporto tra i giovani e la concezione tradizionale del matrimonio, l’emancipazione femminile, la questione LGBT, la violenza e lo stupro fra le mura domestiche, sono alcuni degli argomenti analizzati con coraggiosa lucidità.
Si tratta di un romanzo corale, incentrato sulle vicende di cinque giovani – quattro donne e un uomo -, che, a turno, prendono la parola per raccontare le sofferenze, le scelte e i drammi che il destino prospetta loro. Le voci dei personaggi si alternano per tratteggiare i contorni di una società profondamente conservatrice, in cui vigono norme religiose e sociali apparentemente immutabili, che opprimono le giovani generazioni, sancendo, per le donne, il primato del matrimonio sulla laurea, il tabù della verginità, la sottomissione al capofamiglia, e, per gli uomini, la necessità di adeguarsi a un modello stereotipato di virilità.
Le storie dei cinque protagonisti s’intersecano e si fondono, dipingendo un quadro nitido e, per il lettore occidentale, sconvolgente, della condizione giovanile nel mondo arabo.
Il primo personaggio è quello di Leila, una giovane brillante che, dopo la conclusione degli studi universitari, si rende conto della scarsa importanza che la sua laurea riveste agli occhi della società. Come donna, il vero e unico obiettivo da raggiungere rimane, ancora oggi, quello del matrimonio. Il vero emblema del successo femminile, nel mondo in cui vive, non è l’affermazione professionale, ma il ruolo di moglie e madre. Stretta tra il desiderio di emancipazione e il bisogno di approvazione sociale, Leila sposa Ali, un giovane rifugiato iracheno.
Selma, sorella maggiore di Leila, pur avendo superato la trentina è ancora nubile, ed è quindi oggetto del disprezzo o della commiserazione della società che la circonda. È considerata una “zitella”, un “frutto appassito che nessuno vuole più”, secondo la definizione di sua nonna. Quando Leila annuncia le sue nozze con Ali, Selma sprofonda nella disperazione e nella follia.
Il terzo personaggio è Hayat, una ragazza vivace ma oppressa da una storia familiare soffocante. Il trauma dello stupro, subito dal padre durante l’infanzia, ossessiona ancora la sua vita di adulta. L’insicurezza di sé la spinge verso una disastrosa relazione con un uomo sposato. Decisa a lasciarsi il passato alle spalle, Hayat diventa hostess in una compagnia aerea e incontra John, un giovane americano che le propone un nuovo stile di vita.
Il quarto personaggio è Rana, una ragazza innamorata di un uomo appartenente a un’altra confessione religiosa. Lei è cristiana, lui musulmano, e le differenze religiose cosa rendono difficile il matrimonio e i rapporti tra le due famiglie. Per vivere la loro storia d’amore, i due sono costretti a lasciare la patria e a trasferirsi in Svezia.
Il quinto personaggio, unico uomo, è Ali, il rifugiato iracheno destinato a sposare Leila. Fin dall’adolescenza, si è scoperto omosessuale e, pur schiacciato da uno smisurato senso di colpa, ha vissuto una relazione con un altro giovane. Alla fine, per rispettare la tradizione e rendere felice la madre, abbandona il compagno per sposare una ragazza. Ali è forse il più tormentato dei personaggi, costretto dalla società a scegliere tra il proprio orientamento sessuale e le aspettative dell’ambiente familiare.
In definitiva, per i cinque giovani la vita si rivela una gabbia, dalla quale risulta molto difficile evadere.
La sposa di Amman non è una storia a lieto fine. Sulla narrazione aleggia un’atmosfera di tragedia imminente e la conclusione delle singole vicende è drammatica, a volte straziante. Ogni personaggio deve rinunciare a una parte di sé, scegliere tra le proprie aspirazioni più autentiche e il ruolo tradizionalmente assegnatogli dalla collettività, fuggire o trovare una personale formula di compromesso nell’interesse dell’accettazione sociale, in un mondo in cui è ancora difficile realizzare desideri e ambizioni che si discostino da quelli da quelli cristallizzati nelle tradizioni secolari.
* Dottore di Ricerca in Letteratura araba, traduttrice, arabista, docente, si occupa di narrativa araba contemporanea e di traduzione in italiano di letteratura araba