Con la crisi che incalza i debiti aumentano anche tra privati cittadini, professionisti, imprenditori agricoli e artigiani. Crescono così anche le istanze di accesso alle procedure di sovraindebitamento previste dalla legge 3 del 2012, tristemente nota come salvasuicidi. Ma la lentezza dell’iter che prevede la definizione di una proposta di accordo finalizzata a ripagare parte del debito in funzione delle risorse disponibili fa da tappo, rischiando di alimentare fenomeni usurari. Non c’è ancora un dato nazionale per il 2021, ma le rilevazioni sul territorio, raccolte dal fattoquotidiano.it, mostrano uno scenario a tinte fosche. E per la Fondazione nazionale dei commercialisti il trend in ascesa rappresenta solo la prima avvisaglia di una vera e propria tempesta che potrebbe manifestarsi una volta esauriti gli effetti dei ristori governativi. Secondo un sondaggio fatto dai ricercatori della Fondazione nel 2021 ci sono 371.500 imprese non fallibili – si tratta di imprenditori agricoli e piccoli imprenditori commerciali – che potrebbero ben presto chiedere di beneficiare della legge. Ben il 29,3% del totale di queste tipologie di imprese che danno lavoro ad oltre 455mila dipendenti.

Tornando ai numeri già accertati, a Bologna lo sportello sovraindebitamento della Città metropolitana ha segnalato un aumento delle istanze del 12% nel 2021 raggiungendo quota 164. Ma, da ottobre 2018, il numero di richieste di informazioni sono state ben 586, in buona parte provenienti da privati. A Milano, sempre nel 2021, le richieste di aiuto alla Camera arbitrale sono schizzate del 64% passando dalle 123 pratiche del 2020 alle 192 istanze dello scorso anno. Con l’11% dei debitori totalmente incapienti. A Roma, l’Ordine dei commercialisti ha segnalato un aumento del 357% da 7 pratiche del 2020 a 32 del 2021. A Venezia, infine, sempre secondo i commercialisti, nel 2021 le istanze sono state 39, in aumento dell’11 per cento. Ma nell’intera Regione guidata da Luca Zaia la situazione è decisamente peggiore: 387 istanze, in crescita di oltre il 18% rispetto al 2020, con un picco a Vicenza (220), seguita da Verona (75) e Padova (53). Del resto, già nel 2020, sull’intero territorio nazionale, il ministero della Giustizia aveva registrato più di 6mila istanze di cui 1500 relative al 2019. Di queste il 56% (circa tremila) risultavano pendenti, mentre le composizioni segnalate dai tribunali, erano appena 677 (+10% nel 2021), una goccia nel mare rispetto alle procedure. Segno che da una parte la domanda è decisamente elevata, dall’altra il meccanismo è troppo lento rispetto alle necessità pressanti dei sovraindebitati.

“Nel 2021 l’impatto della crisi è stato attutito dalle misure del governo in tema di ristori e di blocco dei licenziamenti – spiega Cristina Bauco, ricercatrice della Fondazione – Non appena questo effetto terminerà si vedranno i danni reali fatti dal Covid all’economia nazionale. Siamo convinti che siamo solo all’inizio della crisi economica. Per questo ci attendiamo ovunque un significativo aumento delle domande per accedere alla salvasuicidi con dati simili a quelli della Camera di Milano”. Per l’esperta “è evidente che in assenza di aiuti pubblici, il sistema inizia a scricchiolare. Per questo è essenziale oggi mettere a sistema e far conoscere tutte le misure di salvataggio disponibili per privati ed imprese creando una rete attorno a chi è in difficoltà ed evitando così anche il diffondersi dell’usura”.

Il tema vale anche per i privati: “I soggetti prevalentemente in difficoltà economica, anche a seguito della pandemia sono le famiglie – osserva Massimo Da Re, presidente dell’Ordine dei commercialisti ed esperti contabili di Venezia – Non a caso, a fine 2020, per agevolare la composizione della crisi economica della famiglia, il legislatore ha introdotto la procedura familiare che prevede un’unica procedura per i componenti di un nucleo se conviventi o se il sovraindebitamento ha avuto origine comune”.

Su un punto gli operatori sul campo sono decisamente d’accordo: è necessario informare di più sulle possibilità offerte dalla legge 3 del 2012. Una norma che, attraverso l’organismo di composizione, consente di trovare davanti al giudice una soluzione al sovraindebitamento attraverso un piano di rientro per privati, professionisti e soggetti non fallibili (come artigiani e imprese agricole). E, una volta nella vita, consente persino di giungere persino alla totale esdebitazione nel caso di incapienza. Va in questo senso l’esperienza della Città Metropolitana di Bologna che ha aperto nel 2018 uno sportello ad hoc. Il privato cittadino o il piccolo imprenditore che hanno contratto troppi debiti possono così chiedere e ottenere tutte le informazioni necessarie a portare avanti la procedura prevista nella salvasuicidi. “Forniamo assistenza anche nella preparazione di tutta la documentazione necessaria accompagnando il debitore nel percorso – spiega Francesca Polluce, responsabile dello sportello bolognese – Ci occupiamo anche di chiedere dei preventivi agli organismi di composizione della crisi il cui credito, legato alla procedura, va poi in prededuzione. E questo per evitare che si chiedano soldi a chi già è in difficoltà”. La consulenza dello sportello è invece totalmente gratuita. Con il chiaro e preciso intento di dare una mano a chi sta affondando in mezzo ai debiti e rischia di diventare preda facile per gli usurai.

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La storia: “Un solo stipendio non bastava per ripagare i debiti. Il giudice ha dato l’ok a un piano di rientro: torniamo a vivere”

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