Voli bloccati, convogli di politici fermati da milizie armate, due neoministri rapiti e richieste di esecuzioni capitali. Il giorno del giuramento del nuovo governo di Fathi Bashagha, riconosciuto solo da una parte del Paese, ha rigettato la Libia nel caos, con una nuova spaccatura tra la Tripolitania e la Cirenaica. L’ex ministro dell’Interno del Governo di Accordo Nazionale ha giurato giovedì di fronte al Parlamento di Tobruk, una cerimonia che ha però visto l’assenza dei ministri Hafed Gaddur (Esteri) e Salha Al Druqi (Cultura) sequestrati da una milizia vicina, sostengono alcuni media locali, al primo ministro di transizione di Tripoli, Abdul Hamid Dbeibeh.
“Devo esprimere il mio apprezzamento e il mio orgoglio per la vostra stimata fiducia in questo governo promettente che rappresenta tutti i libici e serve tutti i libici – ha detto Bashagha nel suo discorso d’insediamento – Lavoreremo con tutte le forze per porre fine alle fasi transitorie e sostenere il processo elettorale” secondo i meccanismi costituzionali avallati dal raccordo fra Parlamento e Consiglio di Stato.
Ma poche ore prima del suo discorso, i due ministri del neonato governo venivano sequestrati durante il loro trasferimento da Misurata a Tobruk, con il loro convoglio coinvolto in un conflitto a fuoco, mentre lo spazio aereo libico era stato chiuso proprio per volere di Dbeibeh. Una decisione per la quale Bashaga si è rivolto al al procuratore generale Al Siddiq Al Sour: “Abbiamo ricevuto informazioni che il precedente governo, il cui mandato è scaduto, si è approfittato dell’autorità, in quanto non esiste una legge per chiudere completamente lo spazio aereo libico. Questa è una chiara violazione del diritto di movimento costituzionalmente garantito e un attacco alle autorità costituzionali e politiche che impedisce loro di esercitare i propri doveri e di svolgere i propri compiti”. E ha poi aggiunto che il comportamento del governo uscente è “punibile ai sensi dell’articolo 204 del codice penale libico, il quale prevede la pena di morte contro chiunque commetta un atto che impedisca al capo dello Stato, all’autorità legislativa o al governo, in tutto o in parte, di svolgere la propria attività o di esercitare i poteri che gli sono legalmente conferiti, anche se il divieto è temporaneo”.
Ai due ministri rapiti si aggiungono le dimissioni del neoministro dell’Economia e del Commercio, Gamal Salem Shabaan, perché la seduta del Parlamento che ha concesso la fiducia all’esecutivo “non è stata trasparente”: “Non si è tenuto conto delle basi procedurali e non ci si è coordinati con il Consiglio di Stato”, ha spiegato.
Da parte sua, Dbeibah ha dichiarato in un video che dare la fiducia a un nuovo governo da parte della Camera dei rappresentanti è una cospirazione che ha lo scopo di legittimare l’estensione del mandato per lo stesso Parlamento, ribadendo il suo rifiuto di cedere il potere al governo di Fathi Bashagha. Lo riporta il The Libya Observer, secondo cui Dbeibah ha affermato che il nuovo governo non lavorerà sul campo e non avrà alcuna presenza reale e promettendo di rimanere in carica fino alle elezioni di giugno. “Quello che sta succedendo ora è una cessione delle autorità dello Stato a una parte che è stata coinvolta in spargimenti di sangue e uccisioni e ha guidato l’offensiva su Tripoli del 2019. Coloro che si sono abituati alla guerra non possono farne a meno. Capiscono solo il linguaggio del fuoco e delle armi. Non possono fermarsi, nemmeno con una sconfitta militare”, ha detto in un chiaro riferimento al generale Khalifa Haftar. Dbeibah ha anche affermato che la maggior parte dei deputati della Camera dei rappresentanti si è rifiutata di partecipare alla sessione di fiducia.