Da una parte la gestione delle strutture, con la necessità di reperire hotel e altri spazi. Dall’altra il fronte sanitario, per garantire tamponi e vaccini anti-Covid. Il governo ha allertato prefetture e regioni per dare il via al Piano di accoglienza dei profughi provenienti dall’Ucraina. Un flusso di persone destinato ancora ad aumentare, in particolare modo dopo che Mosca ha concesso la prima tregua dall’inizio del conflitto per consentire ai civili di due città, Mariupol e Volnovakha, di lasciare il Paese. Dal giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, la guerra di Vladimir Putin ha costretto alla fuga migliaia di persone. In Italia sono arrivati finora quasi 10mila ucraini (in gran parte donne e bambini), soprattutto attraversando in auto la frontiera terrestre italo-slovena. “E l’incremento quotidiano – aggiunge il Capo dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio – sta aumentando: sono arrivate 2.500 persone in più tra giovedì e venerdì, ma arrivano con flussi che risultano al momento gestibili. Se poi i numeri dovessero crescere dobbiamo attrezzarci da un punto di vista operativo”.
Curcio chiarisce che “questa è una situazione completamente inedita e vede attivate tante strutture di un intero Paese”. L’ordinanza della Protezione Civile serve proprio a gestire una situazione straordinaria. I governatori sono i nuovi Commissari delegati: provvederanno a “coordinare l’organizzazione del concorso dei rispettivi sistemi territoriali di protezione civile negli interventi e nelle attività di soccorso ed assistenza alla popolazione” proveniente da quel territorio di guerra. I presidenti di Regione, che lavoreranno a stretto contatto con le prefetture, si sono anche attivati sul fronte sanitario e a breve potrebbero già arrivare nuovi provvedimenti, concordati con ministero dell’Interno e con quello della Salute. “Ci vogliamo preparare al momento in cui i numeri dovessero essere meno gestibili dal punto di vista sanitario e come attuare un piano dal punto di vista operativo”, spiega ancora Curcio.
Intanto, secondo l’ordinanza appena firmata, fino al 31 marzo i profughi ucraini dovranno esibire un certificato di negatività al tampone per il Covid per gli spostamenti in Italia. Ma anche le Asl sono state allertate da una circolare del ministero affinché si predispongano risorse per garantire tamponi e vaccini anti-Covid ai rifugiati. In campo c’è anche il Viminale, che ha disposto l’aumento nei Cas (Centri accoglienza straordinaria) di 5mila posti e disposto anche un incremento nei Sai (Sistema accoglienza e integrazione). Potranno accedervi cittadini ucraini anche se non richiedenti asilo. “In Italia ci sono in tutto oltre 248mila ucraini, di cui 190mila sono donne. E le persone che arrivano si rivolgono ai loro parenti ma hanno comunque bisogno di assistenza. E’ necessario anche un raccordo con il mondo della scuola, bambini e ragazzi dovranno frequentare il mondo della scuola”, dice il capo Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, Francesca Ferrandino.
Resta in standby per il momento, invece, l’eventuale utilizzo dei militari alle frontiere per l’esecuzione dei tamponi, così come è stato chiesto alle Regioni. “C’è l’esigenza di dar vita ad un sistema organizzativo alle nostre frontiere anche con il coinvolgimento del ministero della Difesa e l’ausilio delle forze armate”, aveva commentato il Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, al termine dell’incontro di venerdì con il governo.