Politica

Il lento ritorno di Cuffaro: incontro con Musumeci negli uffici della Regione a Catania. L’obiettivo? “Unire il centrodestra”

L'ex governatore, che si dimise dopo la condanna in primo grado per favoreggiamento, incontra l'attuale presidente al Pala Regione. E sottolinea: "Lui mi ha voluto incontrare, altri hanno avuto difficoltà". Ma in un momento in cui Salvini sta pensando a una coalizione senza Fratelli d'Italia il possibile mediatore può essere proprio l'ex dirigente Udc

Rientro a Palazzo. Una giornata trionfale per Totò Cuffaro che dopo 14 anni è ritornato venerdì per un incontro ufficiale nelle stanze del potere: “Una grande emozione per me”, dice senza esitare. L’occasione è data da un incontro col presidente della Regione, Nello Musumeci, al Pala Regione di Catania. Non è Palermo e non è Palazzo d’Orlèans, sede centrale del governo siciliano: “Ma per me che non entravo più in una stanza della Regione, nemmeno in un assessorato, da quando ne uscii da presidente nel 2008, è lo stesso una prima volta emozionante”. Quello sfarzo nel quale si mosse per anni, per due presidenze, fino al gennaio di 14 anni fa, quando si dimise dopo la condanna in primo grado a cinque anni per favoreggiamento (in appello gli anni diventeranno sette e il reato aggravato dall’aver favorito Cosa nostra), è ancora lontano, ma dal palazzo catanese l’affaccio è sulle prossime Regionali.

È qui che arriva Totò, dopo gli anni di carcere e un lungo periodo di inattività, fino a quando con pazienza ha ricominciato a tessera la tela. Riprendendo il filo intrecciato sin dagli anni universitari, nella grande casa palermitana dove viveva con dei colleghi da studente universitario e cucinava carbonara per tutti. Così, con la sua ormai nota espansività era arrivato, dopo una lunga scuola politica sotto l’ala di Calogero Mannino, mossa dopo mossa, a riempire i salotti del Palazzo dei Normanni, stracolmi di gente, quando lui era presidente: “Vede adesso com’è vuota questa stanza? Quando c’era Totò era tutta un’altra cosa”, suggeriva più di qualcuno, quando al suo posto si insediò quello che era stato il suo gemello politico, Raffaele Lombardo, eletto presidente della Regione dopo le sue dimissioni, e da lui stesso indicato come suo erede politico. Poco dopo però Lombardo gli voltò le spalle, presentandosi al mondo come l’anti-Cuffaro e alleandosi con il Pd. Adesso Cuffaro va a Catania, regno di Lombardo, e da lì riconquista un ingresso a Palazzo, dopo 14 anni, proprio il giorno dopo l’arrivo di Matteo Salvini a Palermo. Il leader del Carroccio, che doveva partecipare all’udienza del processo Open Arms poi rinviata all’ultimo minuto per indisponibilità del giudice, ha fatto lo stesso un tour al cimitero dei Rotoli, a Palermo, dopo avere incontrato in un hotel Gianfranco Micciché e Raffaele Lombardo, lasciando al palo Musumeci, facendo intravedere una coalizione per Amministrative e Regionali senza Fratelli d’Italia (che sostiene il presidente, anche se non senza dissensi, soprattutto in quel di Catania).

A incontrare Musumeci invece ci pensa Cuffaro, che così prova a smarcarsi dal pesante passato, infilandosi nelle maglie dei dissidi interni, mirando forse a fare da pontiere. Di certo, dopo la lunga lontananza rientra innanzitutto per chiedere che non ci siano “pregiudizi”. È così che sottolinea che “Musumeci mi ha voluto incontrare, mentre altri hanno avuto difficoltà, lui l’ha fatto”, dice riferendosi al tavolo del centrodestra per le Amministrative lo scorso autunno dove fu posto il veto su di lui da una parte della coalizione. Dopo quel veto, arriva con una delegazione delle Nuova Democrazia Cristiana, in pompa magna e nelle stanze della Regione. L’occasione è data, di certo, dalla debolezza politica di Musumeci, da mesi messo all’angolo dagli alleati di governo, mentre lui insiste per la ricandidatura. Così, nelle spaccature del centrodestra, si fa strada Totò, con la sua nuova Dc, con la prospettiva di “unire la coalizione: è stato un incontro molto cordiale – riferisce Cuffaro – nel quale abbiamo parlato soprattutto dell’importanza di tenere unita la coalizione e trovare candidature che vadano bene a tutti sia su Palermo – dove al momento ci sono 4 candidati – sia su Messina”.

Mentre indica la posizione delle Nuova Democrazia Cristiana nella mappa politica: “Non siamo al governo ma siamo nella coalizione di centrodestra”. Da qui, d’altronde, ha iniziato a segnare i primi colpi alle Amministrative dello scorso ottobre, quando ha ottenuto dei risultati incoraggianti, piazzando suoi uomini nei consigli comunali di Favara, Caltagirone e Giarre. Piccoli passi, continuati nel tempo con le inaugurazioni delle sedi delle Nuova Dc nelle città siciliane. Fino al rientro di oggi in una stanza degli uffici della Regione, da lui stesso sottolineato, perché dopo 14 anni di lontananza non ne ignora di certo il livello simbolico, né politico: dal Pala regione etneo la vista sulle elezioni sembra conciliante. “Vogliamo soltanto ragionare su ciò che è utile per la Sicilia e per gli interessi dei siciliani e discutere del futuro di una coalizione che sia importante che rimanga unita e coesa”, sottolinea lui. Che per il presidente in carica ha perfino una richiesta, ovvero quella di “predisporre un disegno di legge che consenta agli operatori della sanità siciliana di poter andare in Ucraina, come volontari, usufruendo dell’aspettativa retribuita. Sarebbe un bel segnale di pace, non potendo fare altro che pregare, nei confronti di un popolo che sta attraverso un momento drammatico”. Uno sguardo all’attualità che non fa certo male per chi vuole riprendersi il futuro.