di Barbara Pettirossi
La parola “interventismo” fa venire i brividi, come anche la decisione di inviare all’Ucraina le armi, la cui funzione, se non è quella di venire esposte come cimeli di guerra o di confondersi innocue fra i giocattoli dei bambini, è di ferire e uccidere. Il fine ultimo di un’arma non può essere mascherato dietro l’ipocrita distinzione fra armi letali e non letali. E se l’invio di quelle armi non avesse altri effetti che quello di inasprire lo scontro e prolungare il massacro? Prima domanda.
La seconda domanda è: l’Occidente è davvero unito, o questa unità non è piuttosto dovuta alla presenza di un “nemico” comune? Stiamo scivolando abbastanza rapidamente verso ragionamenti che non lasciano ben sperare nel futuro della diplomazia, come quello che ritiene indispensabile, da questo momento in poi, incrementare il finanziamento dell’industria bellica, accettando di rimbalzare indietro nel tempo non solo in termini di tensioni geopolitiche, ma anche rispetto alla costruzione di un pensiero collettivo in direzione di soluzioni diplomatiche. Insomma, dopo aver riempito giustamente le teste dei nostri giovani di bei discorsi sulla pace e sulla necessità di prediligere sempre la via del dialogo, davvero ora li dovremmo convincere che armarsi un po’ di più, che imbracciare un fucile a diciotto anni sia necessario perché nel mondo ci sono i “cattivi”?
Lo sforzo dell’Ucraina per rimanere un paese democratico e per resistere racconta una storia che deve tendere al disarmo, non al suo contrario. Se è vero che Hitler non fu subito fermato, consentendogli di approfittare dell’inerzia e dell’incredulità delle altre nazioni, è altrettanto vero che il contesto attuale è diverso. C’è la mobilitazione dell’opinione pubblica, la protesta all’interno della Russia stessa che non potrà essere messa a tacere per sempre, ci sono occhi ovunque che possono vedere quel che sta avvenendo e voci in grado di raccontarlo. Ci sono le sanzioni che stimolano l’opposizione a questa guerra sciagurata. C’è la consapevolezza di dover impiegare nuove fonti energetiche, le quali ci liberino dai ricatti e ci consentano di preservare l’ambiente. C’è lo spettro delle armi nucleari. Soprattutto, ci sono milioni di persone che vogliono vivere in pace nonostante i loro governi.