Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj sono almeno 16mila i volontari stranieri pronti a unirsi alle forze dell’Ucraina contro l’aggressione russa di Vladimir Putin, e molte centinaia sarebbero già arrivati. Ex soldati, soccorritori, ma anche civili provenienti da tutto il mondo: dall’Europa agli Stati Uniti, dal Canada al Regno Unito e al Giappone. Dopo aver diviso le famiglie, con donne, bambini e anziani in fuga mentre gli uomini impugnano le armi, la guerra arruola combattenti anche oltre i confini del paese sotto attacco. Un appello ufficiale, rivolto fin dai primi giorni e che nelle ultime ore si è organizzato in un vero e proprio portale online per il reclutamento. Ben 69 i paesi al quale si rivolge, in cerca di persone pronte a unirsi a quella che è ormai nota come la Legione Internazionale dell’Ucraina. L’Italia non manca, ma da noi la cosa è illegale. Come ha scoperto il consolato ucraino di Milano, costretto a cancellare un post su Facebook per evitare imbarazzi. Ma non è solo questione di essere pronti a partire, e sono in tanti a mettere in guardia dall’impiego di stranieri, che già in passato hanno creato anche molti problemi.
“Il presidente Zelensky ha creato la Legione Internazionale dell’Ucraina, composta da cittadini stranieri che desiderano unirsi alla resistenza contro gli occupanti russi e combattere per la sicurezza globale. Unisciti alla Legione e aiutaci a difendere l’Ucraina, l’Europa e il mondo intero!”. Si chiude così il frontespizio del sito fightforua.org, online da poche ore per iniziativa del ministero degli Affari Esteri ucraino, “per la pace e la democrazia in Europa”. Uno strumento che arriva dopo le parole del premier Zelenskyj: “Chiunque voglia unirsi alla difesa dell’Ucraina, dell’Europa e del mondo può venire a combattere fianco a fianco con gli ucraini contro i criminali di guerra russi”. E mentre il messaggio cominciava a scuotere le coscienze degli occidentali, a rompere il silenzio è stato il ministro degli esteri britannico, Liz Truss, benedicendo i suoi concittadini nel caso decidessero di arruolarsi alla causa. Sul sito, ancor prima delle informazioni sono fornite le motivazioni, dovessero mancare. E non deve per forza trattarsi di ragioni ideologiche: “Se hai esperienza di combattimento, o vuoi acquisirla stando con i coraggiosi difensori dell’Ucraina, unisciti alla Legione internazionale di difesa. L’esperienza di vita è garantita!“. Di seguito, i sette passaggi per l’arruolamento, compresi i documenti utili e la necessità di un colloquio attitudinale presso il consolato o l’ambasciata ucraini nel proprio paese. Niente armi, ma l’equipaggiamento è consigliato: “Elmetto, giubbotto antiproiettile, ecc.”. Un funzionario fornirà informazioni sul viaggio e sul luogo di raccolta in Ucraina, dove verrà firmato il contratto di servizio militare volontario.
Appena più in basso, un elenco di 69 paesi con i contatti di ambasciate e consolati. Per l’Italia quelli dell’Ambasciata a Roma e dei Consolati generali di Napoli e Milano. Per chi non può attendere l’orario d’ufficio, ci sono anche dei cellulari. A quello fornito per il consolato a Milano risponde un anonimo funzionario. Si dice sorpreso che sul portale ci sia il suo numero di telefono, perché, spiega, “in Italia è una cosa contro la legge, il vostro ministero degli Esteri ci ha spiegato che non si può fare“. Niente informazioni dunque, nemmeno ai curiosi, e soprattutto “niente contatti, non si può”. Prima ancora che fosse pubblicato il portale fightforua.org, nei giorni scorsi il reclutamento degli stranieri aveva già creato imbarazzi al Consolato di Milano, autore di un post du Facebook che invitava gli interessati al reclutamento a mettersi in contatto. Il post è stato presto rimosso, vista la legislazione italiana, ma anche l’attiva collaborazione del Consolato con la prefettura e le iniziative di volontariato che nel capoluogo lombardo e non solo stanno raccogliendo beni per sostenere la popolazione ucraina. Rimane la possibilità, sempre sullo stesso portale, di fare una donazione alle forze armate ucraine. Bonifici su un conto della Banca Nazionale Ucraina che, stando alla cifra riportata sul sito, al momento avrebbe raccolto poco più di 900mila euro.
Quella del foreign fighter non è una pratica nuova, anche senza scomodare la guerra di liberazione degli anni Trenta in Spagna. E il recente passato non porta certo buoni ricordi, con gli “jihadisti stranieri” andati a combattere in Afghanistan, Iraq e Siria. La stessa Russia ha arruolato stranieri negli ultimi due decenni, pronti a sostenere la causa del suo nazionalismo muscolare. E così l’Ucraina, fin dalla guerra civile del 2014, ha visto accorrere combattenti pronti a difenderla dall’aggressione straniera. Casi in cui non è mancata la presenza di suprematisti bianchi e altri estremisti di destra. Effetti collaterali di una pratica vincente? Molti analisti non sono d’accordo, e anche oggi, di fronte alle centinaia di stranieri che starebbero già raggiungendo l’Ucraina, avvertono che spesso il bilancio è negativo. “In molti casi sono zelanti, ma non addestrati e non arrivano ben armati, e nel complesso aggiungono poco alla potenza di combattimento dei loro compagni, specialmente in casi come l’Afghanistan negli anni ottanta e nell’Ucraina oggi, dove l’apporto civile ad ora non manca”, scrive Daniel Byman, professore alla Walsh School of Foreign Service della Georgetown University di Washington ed esperto di sicurezza e Medio Oriente. Che distingue: “Ci sono casi in cui sono utili, come nel caso dei veterani delle forze speciali americane e britanniche che secondo un rapporto si starebbero preparando a unirsi alle forze ucraine. Ma nella maggior parte dei casi finiscono per essere carne da cannone, limitati dalla lingua se non addirittura d’intralcio”. E ancora: “Uno studio ha scoperto che quando i combattenti stranieri si schierano, la violenza contro i civili aumenta. Spesso gli stranieri sono più zelanti, e poiché non hanno amici e familiari nella comunità, possono commettere atrocità senza timore di rappresaglie”. Non ultima, c’è la Russia, che vedrà il reclutamento di stranieri come parte di un modo più o meno segreto di sostenere i nemici di Mosca, e questo perché, scrive Byman, “il Cremlino ha fatto la stessa cosa con i suoi “volontari” in passato”.