“L’obiettivo delle nostre armate di Donetsk è quello di prendere il controllo di tutta quella che un tempo era la regione di Donetsk. Questo è legittimato dal referendum del 2014 che ha sancito l’indipendenza”. Sono le parole di Denis Pushilin, presidente dell’autoproclamata Repubblica filorussa di Donetsk. Intervistato da Repubblica, il politico 41enne, che dal 2018 ha assunto la carica di presidente, dopo l’assassinio del suo predecessore Alexandr Zacharchenko e che è ricercato dalle autorità ucraine per separatismo, alto tradimento e terrorismo, ha sottolineato che l’operazione militare con la Russia “è totalmente congiunta”. “La repubblica di Donetsk ha il controllo delle frontiere della nostra regione e ovviamente teniamo informata la parte russa – dice Pushilin che dal 2021 è membro del partito di governo russo, Russia Unita, di cui fa parte anche Vladimir Putin – Lo stesso stanno facendo a Lugansk”.
“Cosa vogliamo ottenere visto che con i russi ci stiamo spingendo ben oltre? – spiega ancora – Zelensky e il suo governo non hanno annunciato la loro resa. Gli obiettivi dei russi sono molto chiari: sono la demilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina. Soltanto a quel punto l’operazione militare cesserà”. Senza dare dettagli dei dialoghi tra la Russia e l’Ucraina, che “sono segreti”, sottolinea, Pushilin evidenzia che “Zelensky ha una grande opportunità”, senza specificare però quale sia quest’opportunità.
Per il presidente della repubblica autoproclamata è difficile dire “cosa sarà in futuro dell’Ucraina” ma “posso dire che noi non ci siamo mai considerati parte del Paese”. L’ipotesi di un’annessione della Repubblica di Donetsk alla Russia non sembra sul tavolo: “La Repubblica Popolare di Donetsk è uno Stato indipendente e sovrano riconosciuto dalla Russia e certificato da diversi documenti, tra cui l’accordo sull’amicizia e sul sostegno russo – insiste – Ovviamente la nostra gente vuole essere il più vicino possibile alla Russia. Per adesso dobbiamo arrangiarci con quello che abbiamo, ovvero la Repubblica Popolare di Donetsk. Indipendente e sovrana”.
Alla domanda se sapesse o meno il giorno dell’inizio dell’attacco russo, Pushilin rimanda la palla nel campo ucraino: “È da otto anni che siamo pronti a contrattaccare alle ostilità delle forze armate ucraine. Verso la fine dell’anno scorso abbiamo iniziato ad ottenere informazioni di massicci concentramenti di soldati, di tecnologia e di armi lungo le linee di contatto e abbiamo iniziato a fare passi per contrattaccare. Ovviamente la difesa non sarebbe bastata e quindi abbiamo iniziato a programmare il contrattacco – risponde – Uno o due giorni prima che Zelensky annunciasse un decreto di attacco io e il mio collega di Lugansk abbiamo avuto la necessità di appellarci al presidente russo”.
Il politico filorusso quindi insiste sull’esistenza di un genocidio della popolazione del Donbass: “Negli ultimi otto anni di guerra 550 civili sono stati uccisi, tra loro 91 bambini. Se analizziamo gli eventi del 2014 e 2015 possiamo dire che la maggioranza dei battaglioni nazionali ucraini stavano uccidendo i nostri civili. Quando abbiamo iniziato a dissotterrare i cadaveri dai luoghi in cui le persone erano state sepolte abbiamo scoperto che molte di loro sono state uccise con un sparo in testa o con un colpo in testa sferrato con un oggetto. Non le sembra un genocidio? Queste persone venivano uccise dai battaglioni nazionali principalmente perché russe, russofone o perché non condividevano le loro opinioni politiche”. Sull’attuale invasione infine, il filorusso Pushilin ha una convinzione: “I cittadini sono contenti dell’arrivo dei russi. Dove ci sono i russi regna l’ordine, non ci sono crimini, i negozi sono aperti. Nei villaggi controllati dagli ucraini assistiamo a furti, crimini e omicidi”.