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Mattarella a messa nella basilica di Santa Sofia, la chiesa nazionale degli ucraini: “Faremo tutto il possibile”

La basilica ed il suo comprensorio costituiscono il punto di raccolta e di stoccaggio degli aiuti, visibili anche all’esterno della chiesa e depositati anche nei locali parrocchiali. Dal 2014 il Rettore della Chiesa è don Marco Yaroslav Semehen, nato a Ternopil': "Il centro geografico dell’Europa si trova nel nostro Paese"

“Faremo tutto quello che si può”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che questa mattina è andato nella basilica di Santa Sofia (zona romana di Boccea), per partecipare alla Messa domenicale. Dopo aver visitato la chiesa, una bambina ha regalato al presidente della Repubblica una bandiera ucraina. Il Capo dello Stato ha incontrato alcuni fedeli e volontari che stanno raccogliendo aiuti per la popolazione.

È la chiesa nazionale a Roma degli ucraini e fa capo all’Esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, eretto nel 2019 da Papa Francesco. Dal 2020 Esarca apostolico è mons. Paulo Dionisio Lachovicz. Cattedrale dell’Esarcato è la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco, in Piazza della Madonna dei Monti. Nel 1963, subito dopo il suo ritorno dalla prigionia in un gulag siberiano, l’arcieparca Josyf Slipyj avviò una raccolta fondi per costruire a Roma una chiesa per la comunità della Chiesa greco-cattolica ucraina. L’edificio fu progettato dall’architetto Lucio Di Stefano sulla base dei piani originali per la costruzione della cattedrale di Santa Sofia a Kiev. La costruzione, iniziata nel 1967, terminò nel 1969, quando, nel mese di settembre, Slipyj e diciassette vescovi la consacrarono alla presenza di papa Paolo VI, trasferendovi le reliquie di Papa Clemente I, provenienti dalla basilica di San Clemente al Laterano. La chiesa, dedicata alla Divina Sapienza, nel 1985 è divenuta titolo cardinalizio e nel 1998 è stata elevata al rango di Basilica minore. I mosaici dell’altare sono dell’artista ucraino Sviatoslav Hordynsky. Nel settembre del 2011 si sono conclusi i lavori di restauro dell’edificio promossi dall’Associazione “Santa Sofia” che è proprietaria della chiesa e degli edifici annessi. Nella cripta della basilica sono sepolti, tra gli altri, alcuni metropoliti e arcivescovi ucraini, oltre ad altre personalità ucraine. Un tempo vi era sepolto anche il cardinale Josyf Slipyj, la cui salma, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’indipendenza dell’Ucraina, è stata trasferita a Leopoli. Adiacente alla chiesa si trova l’edificio che è stata sede dell’Università cattolica ucraina a Roma.

Dal 2014 il Rettore della Chiesa di Santa Sofia è don Marco Yaroslav Semehen, nato a Ternopil’ (in Ucraina) nel 1980, sacerdote dal 2008 e dal 2020 presidente dell’Associazione religiosa “Santa Sofià’ per i cattolici ucraini, che ha sede presso la Basilica. “Probabilmente l’unica nostra colpa davanti al governo russo è quella di volere essere europei, ma l’Ucraina è un paese europeo. Il centro geografico dell’Europa si trova in Ucraina”, ha detto il religioso celebrando la messa alla presenza del Capo dello Stato. “Abbiamo scelto la nostra strada, quella di essere europei e vivere in modo europeo con il rispetto della vita umana, di tutti i diritti e nel diritto di vivere la propria indipendenza. Noi chiediamo al Signore il dono della pace, che la guerra si fermi. Chiediamo al Signore che i nostri morti siano profeti dell’innocenza della nostra terra e del desiderio di pace. Chiediamo al buon Dio di illuminare i potenti della Terra, da cui dipendono le decisioni, di indicare loro il cammino per mettere fine a una guerra inutile”, ha concluso don Semehen.

Presso la Chiesa di Santa Sofia, come pure presso la Cattedrale nel quartiere Monti, sono in corso in questi giorni iniziative di preghiera e di solidarietà a favore del popolo ucraino. Tra le iniziative di preghiera, domenica 28 febbraio mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma, ha presieduto una celebrazione per la pace proprio nella chiesa di Via Boccea. Nel pomeriggio di venerdì 4 marzo si è svolta invece una Via Crucis. È stata avviata una raccolta di aiuti materiali (vestiti, viveri, coperte, medicinali) nonché di offerte in denaro, con una significativa risposta da parte dei cittadini romani e dei connazionali residenti nella Capitale. La chiesa ed il suo comprensorio costituiscono il punto di raccolta e di stoccaggio degli aiuti, visibili anche all’esterno della chiesa e depositati anche nei locali parrocchiali. Già 12 camion sono partiti per l’Ucraina con la collaborazione di diversi volontari. Lo scorso 3 marzo anche il Cardinale Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità, si è recato presso la Basilica per recapitare materiale sanitario e generi di sussistenza.