di Antonio Pollicino
Nemmeno il tempo di uscire dall’emergenza sanitaria, che ce ne siamo subito trovati di fronte un’altra ancora più subdola. L’invasione delle truppe di Putin ai danni dell’Ucraina sta turbando fortemente la serenità dei cittadini nel mondo occidentale, attraverso uno spettro, quello della guerra, che sembrava dimenticato da decenni. In Europa sono passati soltanto 80 anni dall’ultima grande e sanguinosa guerra, e la costruzione di pace e serenità è stato un processo articolato e fortemente voluto.
La propaganda bellica di Putin è piuttosto oltraggiosa nei confronti di quei cittadini che hanno speso le risorse di una vita per costruire civiltà e democrazia. Il fatto che l’Ucraina sia un paese libero, democratico e con un presidente regolarmente eletto attraverso la volontà del popolo, è una realtà indiscussa.
Sembra strano vedere le immagini dei tank russi senza la bandiera della Federazione. Stessa cosa anche per i soldati sul campo, come a nascondere la propria identità. In qualche occasione è stata sventolata una vecchia bandiera dell’Urss, quasi come a comunicare una certa nostalgia per i tempi passati.
E’ vero che le Z visibili sui mezzi sono spesso dei segni di riconoscimento tattici, per non confondere le truppe sul campo. Ma è vero anche che la bandiera nazionale è sempre il distintivo, e che se si nasconde manifesta evidentemente un certo imbarazzo, o forse la funzione di mantenere quello status di menzogna da cui tutto è stato progettato. Dietro questa operazione ci sono indubbi interessi economici, come in tutte le guerre. La posta in gioco è quella delle materie prime, e del controllo sul Mediterraneo.
Il gas è tra le principali risorse che sostengono l’economia russa, che con i ricavi investe poi in altri settori, tra cui quello bellico. Il fatto che l’Europa si sia fidata di Putin come partner commerciale, e che poi lo stesso abbia creato situazioni di dipendenza per dominare attraverso il ricatto, è tra le pratiche più becere che si possano sostenere in un mondo civile, nonché in una partnership economica.
Per certi versi, è un estremizzazione del neoliberismo economico dove il laissez-faire di oligarchi presenti sul mercato si concentra su comportamenti e strategie utili a determinare il prezzo e quindi a favorire un inevitabile aumento dei profitti a danno di costi insostenibili. Quello che sta facendo Putin è proprio l’azione di chi vuol limitare la concorrenza, appropriandosi con la forza delle risorse ucraine e dettando così le condizioni sul mercato del gas.
Una sorta di neoimperialismo, in cui viene rivendicato il diritto di “proprietà’’ dei territori attaccati, col fine ultimo di concentrare nelle mani di poche persone capitali e materie prime da rivendere poi al miglior offerente. Un ricatto vero e proprio che mette in situazione di povertà milioni di cittadini, stanchi di sacrifici continui per costruire sviluppi e crescita personale nella concezione democratica della società civile. Il presidente Volodymyr Zelenskyj è dunque il nuovo simbolo della democrazia, della libertà violata, dello stato di diritto che viene sottratto ai danni della cittadinanza.