Una lista di “Paesi ostili” per aver applicato o per essersi uniti a sanzioni contro la Russia. L’ha stilata e approvata il governo russo in una sorta di risposta con “contro-sanzioni” a chi, compresa l’Italia, ha tagliato i ponti con Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina. Il lungo elenco di Stati comprende tra gli altri, oltre a tutti i Paesi europei, gli Usa, la Gran Bretagna, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Svizzera oltre che ovviamente la stessa Ucraina. Nella lista figurano anche piccoli Paesi come Andorra, Islanda, Liechtenstein, Monaco, San Marino e Micronesia. Presente anche la Svizzera, che ha rotto la sua tradizionale neutralità per sostenere le misure internazionali.

Secondo il decreto, lo Stato, le imprese e i cittadini russi che abbiano debiti nei confronti di creditori stranieri appartenenti a questa lista potranno pagarli in rubli. Nuove regole quindi per i chi vanta crediti nei confronti dei russi in base al fatto che gli investitori siano basati o meno in un Paese che ha sanzionato la Russia, dividendo gli obbligazionisti in due distinte categorie. Le autorità di Mosca hanno riferito che la Russia e le aziende russe saranno autorizzate a pagare i creditori di “Paesi che si impegnano in attività ostili” in rubli, anche su titoli denominati in altre valute.

In pratica i bond emessi dallo stato russo o da una qualsiasi istituzione pubblica o privata potrebbero perdere di valore, dal momento che nessuna controparte internazionale accetterebbe di essere saldata in una valuta il cui valore sta precipitando in maniera verticale. “La nuova procedura temporanea si applica ai pagamenti superiori a 10 milioni di rubli al mese (o un importo simile in valuta estera)”, si legge nella nota diffusa dalle autorità russe. Successivamente la Banca centrale russa ha riferito che i creditori in Paesi che non hanno imposto sanzioni possono essere in grado di ricevere il pagamento in valuta estera con un permesso speciale.

La mossa si inserisce nei tentativi russi di cercare di dimostrare che può continuare a onorare i suoi obblighi finanziari mentre imperversa l’incertezza riguardo al fatto che il Paese diventi a breve inadempiente nel pagamento del debito. La data chiave – secondo gli analisti – è quella del 16 marzo. Il decreto ha fatto schizzare il costo per assicurare i bond governativi russi contro il rischio di un default. Secondo Bloomberg, che cita i dati di Ice Data services, le probabilità di un default implicite nel costo delle assicurazioni sul debito, i Cds, hanno toccato il livello record dell’80%. I Cds che assicurano 10 milioni di dollari di debito russo per cinque anni costano 5,8 milioni di dollari di commissione iniziale, a cui si aggiungono 100mila dollari all’anno.

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