L’ombra di Gladio, l’organizzazione paramilitare appartenente alla rete internazionale di Stay Behind, dietro a una strage mai risolta: quella di Alcamo Marina. L’ultimo pezzo di puzzle raccolto dalla procura di Firenze riavvolge indietro il nastro del tempo fino al 27 gennaio del 1976. Quella notte due carabinieri, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, vennero trucidati nella casermetta della piccola frazione in provincia di Trapani. Oggi i pm che indagano sulle stragi del 1993 – quelle di Milano, Firenze e Roma – stanno battendo una pista investiva che li ha condotti a sentire un poliziotto che ha lavorato per molti anni nella zona di Alcamo: si chiama Antonio Federico. Un suo confidente gli raccontò che la strage di Alcamo Marina fu “un’operazione militare, un’operazione di Gladio”. A riportare la notizia è il quotidiano La Nazione di Firenze.

Fu un’esecuzione: i killer forzarono la porta con la fiamma ossidrica, poi eliminarono i due militari. A scoprire casualmente il duplice omicido furono, il mattino dopo, gli agenti di scorta del leader Msi Giorgio Almirante. Per quella vicenda vennero arrestati quattro giovani alcamesi: Giuseppe Gulotta, Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli e Giuseppe Vesco. Quest’ultimo era considerato vicino agli anarchici: arrestato un mese dopo l’eccidio dai carabinieri del colonnello Giuseppe Russo, fu Vesco ad accusare ingiustamente gli altri. Le indagini, infatti, vennero depistate subito. È lo stesso Vesco che lo racconta nelle lettere scritte in carcere: per fargli fare i nomi dei presunti complici, i carabinieri lo tortureranno con botte e scariche elettrice nei genitali. Stesso destino che toccherà a Gulotta, Santangelo e Ferrandelli. Otto mesi dopo, Vesco cercherà di scagionare i tre ragazzi accusati ingiustamente, senza però riuscirci: verrà infatti trovato impiccato in carcere. Il ragazzo aveva una menomazione, aveva una mano sola: ma nessuno si chiede come sia riuscito in quel modo a fare il nodo scorsoio. Dopo aver scontato 22 anni di carcere da innocente, Gulotta è stato assolto nel processo di revisione. La stessa cosa è accaduta a Ferrantelli e Santangelo, che nel frattempo erano fuggiti in Brasile.

Quella della strage di Alcamo Marina, dunque, è una storia di un enorme errore giudiziario. Ma anche un mistero mai risolto: se Gulotta e gli altri sono innocenti, chi è che ha assassinato i due carabinieri? L’ipotesi, appunto, è che si possa essere trattato di una operazione militare di Gladio per coprire eventuali scoperte compiute, magari per caso, dai due militari. I procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli hanno interrogato il poliziotto che ricevette la confidenza, cioè Antonio Federico, lo stesso che nel settembre 1993 arrivo a perquisire un villino di Alcamo un deposito di armi che, ricostruisce sempre La Nazione, sarebbe stato nella disponibilità di due altri carabinieri “in odore di servizi segreti”. Sempre nel villino la fonte del poliziotto fece ritrovare dentro un volume la fotografia di una “donna sconosciuta” somigliante a quella dell’identikit femminile diffuso dopo la strage di via Palestro a Milano. Ora, secondo le tecnologie attuali usate dal Ros dei carabinieri, in base a una comparazione fra l’identikit e una foto segnaletica, c’è il 67% di possibilità che sia il volto di Rosa Belotti, la donna bergamasca finita agli onori della cronaca pochi giorni fa: è indagata per le stragi del ’93. Belotti, tramite il suo avvocato, nega ogni coinvolgimento.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Il casolare confiscato a don Tano deve tornare ai Badalamenti per un errore burocratico. Impastato: “Sconfitta per l’antimafia”

next
Articolo Successivo

I rapporti tra ‘ndrangheta e servizi, il gip dice no all’archiviazione sull’omicidio Mormile: “Riaprire indagini pure sulla Falange Armata”

next