Al termine del processo, celebrato con il rito abbreviato, sono cadute le accuse. Entrambi, a vario titolo, erano accusati di corruzione, falso, omissioni d’atti d’ufficio, favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio
Il giudice per l’udienza preliminare di Salerno ha assolto l’ex procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto. Al termine del processo, celebrato con il rito abbreviato, sono cadute le accuse anche nei confronti dell’ex parlamentare del Pd Ferdinando Aiello. Entrambi, a vario titolo, erano accusati di corruzione, falso, omissioni d’atti d’ufficio, favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio.
L’indagine era scoppiata nel dicembre 2019 quando la Procura di Salerno ha emesso un decreto di perquisizione nei confronti del magistrato, oggi trasferito per ragioni disciplinari a Potenza come giudice civile. Stando alle indagini, l’aggiunto di Catanzaro Luberto era accusato di avere “asservito stabilmente la sua funzione a Ferdinando Aiello”, eletto nel 2013 con Sel e poi passato al Partito democratico. In cambio, il politico cosentino era accusato di aver pagato diversi viaggi al magistrato.
In un primo momento, i pm di Salerno contestarono anche l’aggravante mafiosa perché il sospetto era che Luberto avesse coperto l’amico Aiello quando emersero a carico del parlamentare “corpose ipotesi di scambio elettorale-politico-affaristico e corruzione, – c’era scritto nel decreto di perquisizione – il tutto in un contesto di ‘ndrangheta o, quantomeno, di contiguità alla ‘ndrangheta”. Sarebbe risultato, infatti, che il politico avesse avuto “contatti diretti con un soggetto che operava per conto di due persone ritenute appartenenti ad una storica ‘ndrina della Sibaritide”. Nel corso delle indagini, però, l’aggravante mafiosa è caduta e nel 2021 il procuratore aggiunto Luca Masini e il sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello chiusero l’inchiesta senza contestare il favoreggiamento alle cosche nella richiesta il rinvio a giudizio a carico di Luberto e Aiello.
Tra i due, comunque, secondo i pm di Salerno, ci sarebbe stato un patto corruttivo: “condotte contrarie ai doveri d’ufficio” da parte del magistrato in cambio di “utilità, ovvero il pagamento dei soggiorni alberghieri” da parte del politico. Secondo i pm, inoltre, Luberto avrebbe omesso pure di iscrivere Aiello nel registro degli indagati. Tutte accuse che, adesso, si sono sgonfiate nel processo di primo grado che si è concluso davanti al gup Carla Di Filippo con due assoluzioni “perché il fatto non sussiste”.