“Invio delle armi in Ucraina? È una di quelle situazioni nelle quali, pur avendo maturato una mia posizione, sono assalita più dai dubbi che dalle certezze. E credo che, da certi punti di vista, questo debba essere l’atteggiamento di tutti“. Così, a “Tagadà” (La7), Rosy Bindi, ex presidente della Commissione Antimafia ed ex ministra del governo Prodi, si pronuncia su quella querelle italiana tra interventisti e pacifisti nella guerra tra Russia e Ucraina.
Bindi spiega: “Ci troviamo di fronte a un Paese invaso e a un popolo oppresso, privato della sua libertà. Quando c’è una guerra, le scene che vediamo sono il frutto di una cosa molto semplice: non esistono né bombe, né pallottole, né missili intelligente. La guerra è una follia, come ha detto il Papa. Penso, quindi, che sia giusto accompagnare e sostenere con ogni mezzo il popolo oppresso. Ma dobbiamo farlo senza abbandonarci al criterio secondo cui, dopo l’invio di armi, si debba mandare un altro aiuto sempre sul piano della guerra. In questo senso – conclude – mi rassicura il fatto che non siamo disponibili a mandare aerei e che non si discuta neanche la no fly zone. Spero che continui così. Non vorrei che ci abbandonassimo all’escalation della logica della guerra, anche perché l’aggressore mi sembra irragionevole. Credo che si debba lavorare molto di più sul piano delle sanzioni e dell’accoglienza umanitaria. E vorrei che questa Europa, che si sta comportando bene sul piano dell’accoglienza, fosse un po’ più attiva nella ricerca di un mediatore”.