A nome della presidenza francese del Consiglio dell’Unione Europea, Emmanuelle Wargon, ministra con delega per l’Abitazione presso il ministero per la Transizione Ecologica, ha convocato a Nizza il 7 e 8 marzo i ministri dell’Ue responsabili dell’abitazione. Nessuna notizia né dibattito in Italia pur essendo la questione abitativa un tema tra i più difficili, come segnalato dalla ripresa degli sfratti. Non è dato sapere neanche se il ministro delle infrastrutture sta partecipando o chi per lui.

La Conferenza di Nizza avviene in un contesto europeo già insostenibile a causa della pandemia da Covid-19, ulteriormente aggravato dalla guerra in Ucraina che, da una parte sta provocando un aumento a dismisura dei costi energetici, dall’altra un aumento dell’inflazione che produrrà aumenti ulteriori degli affitti anche in relazione ai contratti che prevedono aggiornamenti Istat del canone di locazione. Senza dimenticare il flusso di rifugiati a cui si deve giustamente offrire riparo.

I ministri europei dell’alloggio si incontrano mentre si assiste ad una grave crisi abitativa che sta colpendo sempre più duramente le classi popolari e i ceti medi impoveriti, quindi una parte rilevante dei 450 milioni di abitanti dell’Unione europea. Potrebbero bastare i dati del 6° Rapporto sull’esclusione abitativa in Europa che la Fondazione Abbé Pierre ha reso noto che in Europa.

Circa 8,5 milioni famiglie sono in situazione di grave mancanza di abitazione; oltre 22,6 milioni sono le famiglie per le quali il costo casa incide per oltre il oltre il 40% sul reddito; circa 37,5 milioni di famiglie vivono in alloggi sovraffollati; 700.000 sono senzatetto (stima per difetto), a tale numero si dovrebbero aggiungere molte centinaia di migliaia di famiglie di inquilini sfrattati e di pignorati immobiliari di cui non esistono le statistiche europee attendibili.

Da questi dati si evince il fallimento delle politiche neoliberali sostenute dall’Unione europea quali la liberalizzazione del mercato immobiliare, le privatizzazioni e finanziarizzazione del settore abitativo.

Una recente Risoluzione del Parlamento europeo ha sottolineato un deficit negli investimenti per abitazioni accessibili pari a 57 miliardi euro/anno che non può e non deve essere sostituito dagli investimenti per il cosiddetto “social housing” pubblico/privato, in quanto inaccessibile alle famiglie nelle graduatorie per una casa popolare (650.000 in Italia).

Nonostante i dati sopra riportati, soltanto 5,51 miliardi euro dei 1.824,3 miliardi di euro dei piani Pnrr europei sono attualmente destinati all’edilizia residenziale pubblica, appena 167 milioni per l’Italia.

Rispetto al deserto di dibattito che registriamo in Italia, in Europa vi è un confronto più avanzato e una attenzione alla questione abitativa che in Italia neanche è accennata.

A questo proposito, l’Alleanza Internazionale degli Abitanti, che vede tra i promotori in Italia l’Unione Inquilini, ha lanciato un appello alla convergenza delle mobilitazioni di tutti i soggetti sociali ed istituzionali, dal Piano in 10 punti di Housing Europe, Eurocities, International Union of Tenants, FEANTSA, Confrontations Europe, Council of European Municipalities and Regions, alla piattaforma degli Housing Action Day di fine marzo, per implementare il diritto alla casa iscritto nel Pilastro Europeo dei Diritti Sociali e nei trattati internazionali ratificati attraverso le politiche indicate nella Risoluzione del Parlamento europeo citata.

L’auspicio è che dall’incontro di Nizza, venga una decisa inversione di tendenza delle politiche abitative e che si perseguano gli obiettivi di: a) sviluppo strutturale del servizio di edilizia residenziale pubblica, sociale e sostenibile per una vera transizione ecologica degli immobili, riutilizzando lo sfitto; b) sicurezza abitativa prevedendo garanzia di passaggio da casa a casa degli inquilini e dei mutuatari pignorati; c) contrasto della povertà energetica ripubblicizzando i servizi sviluppando le energie rinnovabili; d) aumento dei finanziamenti del settore, escludendoli dal Patto di stabilità, utilizzando i Fondi strutturali europei, e rinegoziando o i Piani Nazionali di Recupero e Resilienza.

Come spiegato da uno studio di Takis Korkolis, consigliere del presidente di Syriza PA Alexis Tsipras ed ex segretario generale per i Fondi Strutturali europei al Ministero dello Sviluppo, non solo è necessario, ma è anche possibile rinegoziare i Piani di Recupero e Resilienza per ottenere le risorse per avviare un efficace programma di edilizia residenziale pubblica in tutta Europa. A gennaio il ministro Giovannini ha accennato alla necessità di tale rinegoziazione per far fronte all’aumento dei costi: che lo faccia, subito, per incrementare l’edilizia residenziale pubblica.

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