Diritti

Buon 8 marzo a tutte le architette italiane: la quotidiana disparità di alcune professioni

Per un momento abbiamo creduto che l’ultimo passo da dare nella direzione della parità di genere fosse quello dell’affrancazione dal genere grammaticale maschile. Per mesi, ci siamo diligentemente esercitati a declinare al femminile ruoli e professioni. Con l’autorevole conforto dell’Accademia della Crusca, abbiamo discettato di linguaggio e fonetica: il tempo di familiarizzare con la cacofonia di “sindaca”, “assessora”, “architetta” e ci saremmo finalmente affiancati a paesi come Danimarca, Norvegia, Finlandia, Germania, Gran Bretagna. Poi ci ha pensato la recente politica a fare chiarezza: la melina dell’annuncio di una donna presidente della Repubblica, puntualmente disatteso, ci ha dato la misura dell’inesistente prestigio politico delle donne italiane e di quanto esse siano subalterne e funzionali agli uomini ai quali si accodano.

Ma per capire fino a che punto sia sgualcita la democrazia di genere in Italia non c’era bisogno della solenne e definitiva lezione del Quirinale: l’ordinaria quota parte di disuguaglianza, accresciuta in una certa misura anche dalla scarsa consapevolezza di alcune donne, ci restituisce la quotidiana portata di disparità tra generi, soprattutto in alcune professioni.

A Roma per esempio, i 15 neo-eletti consiglieri dell’Ordine degli Architetti di Roma, (tutti appartenenti alla denominata lista “Pro-Architettura in movimento”, che è la medesima del Consiglio passato) si sono distinti per una singolare iniziativa: durante la campagna elettorale e prima ancora dell’esito del voto, hanno “riservato” ai soli uomini le quattro nomine più rappresentative del Consiglio: presidente, segretario, tesoriere e vice-presidente. A votazioni ultimate, il Consiglio insediato ha di fatto confermato le nomine pre-assegnate durante la propaganda elettorale, senza tenere conto delle maggiori preferenze accordate dagli iscritti ad alcune delle candidate donne della lista che hanno scalzato, di fatto, i destinati alla nomine più “prestigiose” dell’Ordine svilendo in questo modo anche la stessa funzione deliberante del Consiglio. Nessuno dei Consiglieri (donne e uomini) dell’Ordine degli Architetti che vanta il maggior numero di iscritti d’Italia e Europa: 18.176 architetti, (di cui circa il 50% è di genere femminile) si è chiesto se, esercitare questa forma di esclusione e limitazione verso le donne, blindando le nomine prima del voto e in favore degli uomini, avrebbe offeso le iscritte all’albo, fatte sentire discriminate e non adeguatamente rappresentate.

Ma a riprova del reale valore rappresentativo (e non formale) delle nomine “opzionate” dal Consiglio e della diffusione dell’immagine di una donna architetto subalterna e squalificata, proprio da parte di chi quelle architette dovrebbe rappresentarle, si veda la partecipazione dell’Ordine degli Architetti di Roma ai recenti eventi del Maxxi, Museo Nazionale delle arti del XXI secolo a Roma. Alle architette romane viene inflitta l’ulteriore umiliazione di vedere intervenire, ai convegni sulle Donne in Architettura, i soli uomini del Consiglio dell’Ordine: circostanza che potrebbe risultare persino comica, se non fosse profondamente desolante.

Ecco che al Maxxi, all’interno del ciclo dedicato alle Donne in architettura: il 12 febbraio scorso, al Convegno Dall’Interior a Tafuri. Alcune riflessioni su riviste di architettura e direzioni femminili hanno partecipato, in rappresentanza dell’Ordine degli Architetti di Roma, il Presidente Oar Alessandro Panci e il Segretario Oar Marco M. Sambo; mentre invece lo scorso 19 febbraio al profetico convegno Il posto loro. Donne, modernismo e architettura per conto dell’Ordine, discettavano, (neanche a dirlo), il Presidente Oar Alessandro Panci e il Segretario Oar Marco M. Sambo. Ma non prendete impegni per il prossimo convegno del 12 marzo dal titolo La sfida delle donne. Da Lina Bo Bardi a Zaha Hadid perché, a nome dell’Ordine degli Architetti di Roma, interverranno: il Presidente Oar Alessandro Panci e il Segretario Oar Marco M. Sambo.

(Che ne pensa la Presidente Fondazione Maxxi Giovanna Melandri?)

Buon 8 marzo a tutte le architette italiane.