Il Brasile non è stato inserito nella “lista nera“, pubblicata dal Cremlino, di nazioni considerate ostili alla Russia. Un elenco steso da Mosca in seguito alle sanzioni decise dalla comunità internazionale, in cui si dettano i nuovi criteri per le relazioni commerciali con società straniere. Nonostante il Brasile abbia votato – con le potenze occidentali – sia la risoluzione contro l’invasione russa dell’Ucraina approvata dall’Assemblea generale dell’Onu sia la bozza di risoluzione non approvata in Consiglio di sicurezza (di cui è membro non permanente), lo ha fatto con ampi distinguo proprio rispetto alle sanzioni. Una posizione elogiata dall’ambasciatore della Russia presso le Nazioni unite, Gennady Gatilov: “Le cose non sono semplici, esistono sfumature. Non credo che il voto rifletta tutte le sfumature della posizione brasiliana“, ha affermato in conferenza stampa a Ginevra. “Spetta a ciascun Paese prendere posizione. Ma per noi i brasiliani hanno capito gli obiettivi della nostra operazione e le ragioni per cui lo facciamo”, ha spiegato.
In occasione del voto in Assemblea generale, il rappresentante permanente brasiliano Ronaldo Costa Filho aveva infatti invitato l’Occidente a rivedere la politica delle sanzioni contro Mosca, per evitare il rischio di generare escalation e crisi alimentari globali. Se da un lato il Brasile aveva chiesto “un cessate il fuoco immediato in Ucraina, così come il rispetto del diritto umanitario internazionale”, dall’altro aveva invocato “soluzioni costruttive“, criticando le “azioni che potrebbero prolungare la guerra e influenzare l’economia mondiale”. Smarcandosi dalla posizione della Nato e dell’Unione europea, in Consiglio di sicurezza il delegato di Brasilia sosteneva che “la fornitura di armi, il ricorso agli attacchi informatici e l’applicazione di sanzioni selettive, che potrebbero interessare settori come i fertilizzanti e il grano, con forte rischio di carestia, comportano il rischio di esacerbare e diffondere il conflitto e non di risolverlo. Non possiamo ignorare il fatto che queste misure aumentano i rischi di un confronto più ampio e diretto tra la Nato e la Russia. È nostro dovere, sia in Consiglio che in Assemblea generale, fermare e invertire questa escalation”. Da parte propria il presidente Jair Bolsonaro, che pochi giorni prima dell’avvio delle ostilità in Ucraina aveva tenuto un incontro bilaterale con Putin a Mosca, si sforza di mantenere una posizione “neutra”. Rispetto a eventuali sanzioni il Brasile agirà “in modo libero” e “non legato a nessun potere“, ha detto. “Anche se vogliamo la pace, non possiamo interferire e causare conseguenze in patria”, sostiene, spiegando che definire “massacro” quello in atto in Ucraina è una “esagerazione“. E criticando inoltre i cittadini ucraini per la scelta di confidare in un “commediante” (il presidente Volodymyr Zelensky).
L’esclusione del Brasile dalla lista dei nemici di Mosca rischia di isolare ancor più il Paese a livello geopolitico. Sul piano interno, però, la posizione di Bolsonaro risponde al settore che rappresenta lo zoccolo duro del suo elettorato: il comparto agro-alimentare. Sin dalle fasi preparatorie della visita di stato in Russia, infatti, il presidente ha sempre l’accento sulla necessità di salvaguardare gli interessi nazionali, ricordando che l’agricoltura – asset strategico dell’economia – dipende in gran parte dalla fornitura di fertilizzanti di Mosca. Il Brasile, quarto maggiore consumatore di fertilizzanti al mondo dietro a Cina, India e Stati Uniti, importa circa l’85 per cento del fabbisogno di prodotti del gruppo “Npk” (azoto, fosforo e potassio). Complessivamente il 23 per cento dei fertilizzanti usati nell’agricoltura brasiliana proviene da Mosca, rappresentando il prodotto più importante della corrente commerciale tra i due paesi. Nel 2021 circa il 60 per cento del flusso commerciale, 3,5 miliardi di dollari dei 5,6 miliardi di dollari che il Brasile ha importato dai russi, ha riguardato questa voce.
Per questo la raccomandazione, arrivata dal ministero dell’Industria e del Commercio di Mosca, di sospendere l’esportazione di fertilizzanti fino alla ripresa dei normali servizi di trasporto sta generando grande apprensione in Brasile. L’Associazione nazionale per la diffusione dei fertilizzanti del Brasile (Anda), riferisce che il Paese ha scorte sufficienti per soddisfare le necessità del settore agroalimentare per i prossimi tre mesi. Per cercare di mettere ordine nel caos, la ministra dell’Agricoltura Tereza Cristina Dias ha già annunciato un viaggio in Canada alla ricerca di nuovi fornitori e anticipato che il governo lancerà un piano per aumentare la produzione nazionale, anche se questo dovesse significare alleggerire le norme per l’esplorazione di risorse nelle aree protette dell’Amazonia.