“Confermiamo il dividendo in contanti proposto per il 2021 di 1,2 miliardi di euro, mantenendo un CET1 ratio superiore al 13% anche nello scenario peggiore”. Lo indica Unicredit in relazione all’esposizione in Russia e “La nostra solida posizione di capitale ci consentirebbe di assorbire questo impatto senza scendere al di sotto del 13%”, aggiunge. La banca controlla in Russia Unicredit Bank, 14esimo gruppo creditizio del paese con una quota di mercato di poco superiore all’1% e ricava dal mercato russo circa il 3% dei suoi incassi complessivi. Nel complesso il gruppo guidato da Andrea Orcel ha un’esposizione verso la Russia di 14 miliardi di euro, comprensivi degli 8 miliardi di prestiti erogati dalla controllata locale. Unicredit è la banca europea più esposta sulla Russia dopo la francese Société Générale.
Il gruppo conferma anche l’intenzione di eseguire il riacquisto di azioni fino all’importo precedentemente concordato di 2,58 miliardi di euro, sotto la condizione che il nostro CET1 proforma di fine anno 2021 rimanga superiore al 13%. “Un impatto finale sul capitale delle nostre esposizioni russe inferiore a 200 punti base ci permetterà di utilizzare fino a un importo equivalente per il riacquisto di azioni. Forniremo aggiornamenti al mercato sullo sviluppo dell’esposizione a 200 punti base su base trimestrale, a meno che il miglioramento non sia superiore a 25 punti base, nel qual caso forniremo un aggiornamento ad hoc”, comunica la banca.
“Nello scenario estremo, in cui la totalità della nostra massima esposizione non possa essere recuperata e venga azzerata, l’impatto sul CET1 ratio di UniCredit a fine 2021 (15,03%, che sconta il dividendo maturato nel 2021 per 1,2 miliardi di euro) sarebbe di circa 200 punti base”, spiega la banca. Numeri comunque gestibili, l’impatto sugli indicatori patrimoniali (in sostanza sulla solidità della banca) sono limitati perché a fronte della perdita di una parte del patrimonio vengono meno anche parte delle attività su cui viene calcolato il rapporto.
Più nel dettaglio Unicredit aggiunge che “L’esposizione cross border nei confronti di clientela russa è attualmente pari a circa 4,5 miliardi di euro, al netto delle garanzie di circa 1 miliardo di euro da parte di Export Agencies pubbliche non russe, e rappresenta circa 3 miliardi di euro di Rwa (attività ponderate per il rischio, ndr)”. L’esposizione è quasi interamente verso le principali multinazionali russe, per lo più in valute euro e dollari, con contratti regolati da leggi internazionali e soggetti a tribunali internazionali, aggiunge la banca sottolineando che “le controparti impattate dalle sanzioni rappresentano meno del 5% della esposizione cross border complessiva”. “Le principali esposizioni del portafoglio si riferiscono ai seguenti settori: circa il 30% verso il petrolio e il gas, circa il 20% ciascuno verso i trasporti e i macchinari, circa il 10% verso i prodotti chimici, circa l’8% verso le istituzioni finanziarie e la parte residua verso un mix di altri settori”, indica inoltre il gruppo. Il sistema bancario italiano è, insieme a quello francese, il più esposto verso Mosca. Nel complesso 25 miliardi di euro. Seguono l’Austria con oltre 17miliardi e gli Stati Uniti con poco meno di 15 miliardi.