L'opera è dotata di compostezza narrativa e formale come nella miglior classicità cinematografica iraniana. Jeremy Irons, presidente di giuria, lo definì: "Un film sulla responsabilità della coscienza di ciascuno di noi ovunque”
Aveva vinto l’Orso d’oro all’unanimità a Berlinale 2020, con un Jeremy Irons presidente di giuria che a gran voce ne celebrava le lodi (“un film sulla responsabilità della coscienza di ciascuno di noi, ovunque”). A distanza di due anni da quel momento, con una pandemia di mezzo e una guerra in fieri, è assodato che Il male non esiste dell’iraniano Mohammad Rasoulof sia un’opera universale, e se possibile ancor più attuale. Perché appunto è un racconto che parte e arriva alla coscienza individuale laddove è interrogata sul diritto del singolo a decidere della morte altrui. Specie in materia di pena di morte destinata ai prigionieri politici.
Insomma, un artista e un’opera da onorare all’unisono che risuonano quanto mai pertinenti mentre si consumano atrocità belliche sull’Ucraina e condanne penali a chi le denuncia in Russia. La violenza e la privazione di libertà in tal senso non distinguono lingue, culture e geografie, ma solo dolore, distruzione e annientamento della dignità umana. La splendida notizia è che Il male non esiste – calco dell’originale internazionale There is No Evil – non solo è un testo importante, ma è anche e soprattutto un gran bel film (non a caso giudicato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani) che potremo vedere nelle sale dal 10 marzo grazie alla coraggiosa distributrice indie Satine Film.
Quadripartito in episodi che mettono al centro altrettanti personaggi messi di fronte a scelte morali di portata assoluta, elabora il significato della responsabilità individuale sia di fronte alla società, sia in relazione all’obbligo “istituzionale”. I quattro protagonisti sono inquadrati in storie dal respiro formale molto diverso tra loro: Heshmat viene accompagnato nel racconto di una giornata qualunque con la moglie e la figlia finché nottetempo lo vediamo rivelarsi attraverso un lavoro “misterioso”; il giovane Pouya è colto in un impegnato dialogo con i suoi compagni di leva sull’obbedienza cieca a un ordine moralmente ingiusto; Javad utilizza i tre giorni di licenza per chiedere in sposa la sua amata e contestualmente scoprire una terribile verità; Bharam è un medico interdetto dalla professione, che finalmente rivela alla nipote un segreto doloroso nascosto per vent’anni. Film dotato di compostezza narrativa e formale come nella miglior classicità cinematografica iraniana, Il male non esiste agisce in realtà come una bomba a ciel sereno nella coscienza che interroga la visione di mondo contemporanea, e agisce sulla memoria attraverso uno sguardo intimamente libero e profondamente limpido.