Ci ha creduto e già questo è stato un grande merito. A un certo punto ci ha anche sperato e nessuno ci avrebbe scommesso alla vigilia. Un’Inter coraggiosa, volitiva, fortunata (gli avversari hanno comunque colpito tre legni), a tratti anche bella, alla fine quasi commovente, vince ad Anfield Road 1-0. Batte una squadra formidabile, superiore in tutti i fondamentali a quella nerazzurra, con cui anche stasera si è vista una differenza abissale dal punto di vista tecnico e fisico. Ma non basta.
Il sogno nerazzurro non è durato 90 minuti, ma uno solo. Quello intercorso fra il gol di Lautaro, una meraviglia all’incrocio, finalmente all’altezza di ciò che ci si aspetta dall’argentino, e l’espulsione di Sanchez, una doppia ammonizione frutto di generosità, più che di colpa. Per quei 60 secondi, più che per tutto il resto dell’andata e del ritorno di questa doppia sfida, l’Inter forse ha davvero pensato di poter eliminare il Liverpool, e forse il Liverpool un pochino ha avuto paura. Ma è durato poco.
Prima e dopo quegli episodi, si è visto più o meno lo stesso film dell’andata. Un’Inter brillante, determinata, e un Liverpool più forte, capace di controllare senza soffrire. I nerazzurri non possono rimproverarsi nulla, oggi. Hanno fatto tutto ciò che potevano, forse anche di più, contro un Liverpool magari appagato dal 2-0 dell’andata, Anfield un po’ meno infuocato. Finché è rimasta in parità numerica la squadra di Inzaghi non ha avuto paura di giocare la palla da dietro, del resto non ha nulla da perdere. Uscite di altissima fattura dalla difesa, pressing. Sanchez, preferito a Dzeko, croce e delizia della serata: elettrico, taglia e cuce, fino al cartellino rosso che chiuderà la gara. Manca solo il ricamo.
Dopo i venti minuti iniziali di altissimo livello, l’Inter non ha creato una vera occasione. Cosa che invece riesce con disinvoltura al Liverpool, facendo valere il suo strapotere fisico sui calci piazzati che già all’andata era stato determinante, e stavolta produce “solo” un incrocio dei pali colpito di testa da Matip. Anche la chance migliore dell’Inter nel primo tempo è una punizione velenosa calciata da Calhanoglu. Sembra troppo poco per provare l’impresa. Più passa il tempo, più sale il Liverpool, più scendono le speranze. Salah a colpo sicuro sbatte sul palo. Eppure ancora l’Inter trova le forze per riaprire un discorso qualificazione che pareva chiuso. Col suo uomo più rappresentativo, più criticato, più atteso: Lautaro Martinez, che prima spreca un gol facile in mezzo all’area, poi ne segna uno clamoroso, di mezzo esterno, da fuori area, all’incrocio.
Lo spiraglio però si richiude subito. A tradire l’Inter è la sua voglia, e quello del suo uomo migliore, Sanchez, che a furia di pressare e recuperare palla, già ammonito travolge Fabinho e rimedia il secondo giallo. A quel punto manca un gol, ma soprattutto un uomo. Se mai ha tremato un secondo, la corazzata di Klopp si riorganizza, si prende il pallone e non lo molla più. I venti minuti finali potevano essere un assedio nerazzurro e invece diventano un monologo inglese. Salah colpisce un palo (il terzo della serata), Vidal salva sulla linea, l’Inter resiste con coraggio ma avrebbe dovuto segnare. Farlo un’altra volta in inferiorità numerica è impossibile. Restano i complimenti, la consapevolezza di una grande gara europea, forse un pizzico di rimpianto per quei dieci minuti di sbandamento all’andata che hanno compromesso questa Champions. Resta il campionato, a cui tornare a pensare da domani.