“Ero io la donna a essere stata stuprata tre anni fa. E sono io a essere stalkerata. Sono io ad aver dovuto cambiare casa e abitudini. Voglio raccontare la mia storia perché è la storia di tantissime, troppe donne”. A parlare è Marta Collot, portavoce nazionale di Potere al popolo. Lunedì 7 marzo, alla vigilia della Giornata internazionale della donna, di fronte al tribunale di Bologna si è svolta una conferenza stampa. È lì che Marta Collot ha rivelato di aver subito uno stupro, per il quale il responsabile è stato condannato “al massimo della pena, nonostante la richiesta del pm fosse molto inferiore”. Da più di due anni, inoltre, “un soggetto con gravi precedenti di stalking e molestie” perseguita Marta Collot e altre persone.
Due vicende diverse, delicate e dolorose, che la 29enne leader del partito di sinistra radicale ha deciso di rendere pubbliche. Il motivo? Lo scorso 1° marzo, l’udienza preliminare relativa alla prima delle due denunce sporte da Collot contro lo stalker – un 50enne – si è conclusa con la decisione del gup Letizio Magliaro di non luogo a procedere, “nonostante le molestie siano continuate fino all’arresto cautelare di un mese fa”, ha spiegato Collot. “Davvero dobbiamo aspettare che una donna venga ammazzata per poter dare valore alle molestie?”, denuncia Collot.
Come ha spiegato la legale che la assiste, Marina Prosperi, la vicenda di stalking è iniziata nel 2019, “quando questa persona che ha precedenti specifici e condanne ha cominciato a molestare Marta”. Allora il pm Marco Imperato aveva richiesto al gip la misura del divieto di avvicinamento nei confronti del 50enne. Richiesta però respinta. L’indagine è però proseguita e dopo il rinvio a giudizio si è giunti all’udienza preliminare dello scorso 1° marzo. Non solo molestie, a quanto spiega la legale, ma anche minacce, che un mese fa hanno fatto scattare l’arresto dello stalker, tuttora in custodia cautelare in carcere. Ma la decisione di non luogo a procedere da parte del gup, di cui non si conoscono ancora le motivazioni, ha portato la portavoce nazionale di Pap – ruolo che Collot condivide con il napoletano Giuliano Granato – a protestare sotto il tribunale bolognese insieme ad alcuni attivisti del partito. Contro la decisione di non luogo a procedere, fa sapere la legale, “la procura farà ricorso per Cassazione”.
Durante il presidio, Marta Collot ha rivelato anche di aver subito uno stupro tre anni fa, “nel parchetto di via Parri”, nel quartiere Bolognina, dietro la stazione di Bologna. Allora Potere al popolo aveva denunciato pubblicamente la violenza. Senza però rivelare l’identità della vittima, “per sottrarci alla personalizzazione, perché se tocca una tocca tutti noi”. Il responsabile, un 30enne, è stato condannato al massimo della pena, “dopo mobilitazioni nel quartiere, dopo presidi sotto il tribunale, dopo che grazie al mio avvocato siamo riusciti a portare la voce della ‘vittima’ dentro le aule di tribunale, in cui ho potuto dire in faccia al mio stupratore ciò che penso: che ha approfittato del suo vantaggio fisico ma che non mi sono mai piegata, perché questi uomini non sanno che esiste qualcosa che rende più forti di qualunque forza fisica. Si chiama lotta e si chiama organizzazione”.
Stavolta, invece, nel “denunciare nuovamente e affrontare collettivamente una violenza”, Marta Collot ha voluto “lanciare un messaggio: chi si deve vergognare e nascondere è chi fa la scelta di usare la propria posizione di potere per opprimere un altro essere umano”. “Faccio un invito – continua Collot – a tutte le donne e a tutti quelli che subiscono la sopraffazione: uniamoci”.