Televisione

Noi – This is us: la Rai ricopia con la carta carbone la serie Amazon. E il risultato è una fiction più che dignitosa – LA RECENSIONE

Quando diciamo identica, vogliamo dire uguale spiccicata nelle sequenze e nella loro progressione temporale e di montaggio, come perfino uguale come due gocce d’acqua in alcune inquadrature e addirittura nei dialoghi (e in alcune pause!). Non ci credete? Se state guardando le due serie dal pc aprite due finestre: una con Raiplay e l’altra con Amazon Prime. Una sopra e l’altra sotto. I primi 5 minuti sono praticamente sovrapponibili

di Davide Turrini

Fotocopia, duplicato, riproduzione con la carta carbone. La serie Noi di Rai1 è identica alla serie This is us di Amazon Prime. C’è chi ne ha fatto isteriche questioni di principio, anche abbastanza incomprensibili, ma il dato di fatto è così evidente che lascia francamente di stucco. Ma da quand’è che mamma Rai rifà in maniera narrativamente ed espressivamente pedissequa un prodotto statunitense? Intendiamoci. Quando diciamo identica, vogliamo dire uguale spiccicata nelle sequenze e nella loro progressione temporale e di montaggio, come perfino uguale come due gocce d’acqua in alcune inquadrature e addirittura nei dialoghi (e in alcune pause!). Non ci credete? Se state guardando le due serie dal pc aprite due finestre: una con Raiplay e l’altra con Amazon Prime. Una sopra e l’altra sotto. I primi 5 minuti sono praticamente sovrapponibili, come del resto interi blocchi centrali e tutto il sottofinale e il finale. Insomma sono state girate le stesse sequenze. Insomma, siamo di fronte alle serie sosia o alle serie gemelle. Non a caso alla base dello script originale di This is us, l’autore è Dan Fogelman, c’è proprio questo parto plurigemellare avvenuto nel 1980: uno dei tre bimbi muore mentre viene partorito. Mamma (là Mandy Moore, qui Aurora Ruffino) e papà (là Milo Ventimiglia, qui Lino Guanciale) bianchi decidono allora di adottare un trovatello afroamericano proprio mentre i neonati sono ancora nella culla, con la vetrata dei papà adoranti che fanno ciao con la manina. Non stiamo a dirvi che la sequenza dei papà (uno dei due, l’altro è un pompiere/militare con annessa caserma citata per dire dov’è stato lasciato il nascituro sconosciuto) è letteralmente ricalcata come un trasferello tra This is us e Noi.

Il racconto del parto, poi finito non benissimo, viene intervallato dalla vita complessa dei tre fratelli oramai adulti, precisamente 36enni (ne hanno 36 in tutte e due le serie, ma in quella italiana girata 4 anni dopo l’anno di nascita è 1984 – e ci sono i funerali di Berlinguer alla tv) nel giorno del loro compleanno (che è lo stesso giorno in cui compiva gli anni il padre): uno è un attore belloccio e di successo (là Justin Hartley, qui Dario Aita) ma tormentato dalla falsità e dall’ipocrisia del mondo dello spettacolo; l’altro, il trovatello Daniele (là Sterling Brown, qui Livio Kone) è un manager tipo broker (c’è lo stesso grafico borsistico sullo schermo del pc dove lavora della serie Usa! Ed anche la mail che riceve ha lo stesso titolo: Good news- Buone notizie!); la terza è Cate (là Chrissy Metz, qui Claudia Marsicano), ragazza obesa che tenta di iniziare una cura dimagrante in un centro di recupero flirtando anche con un simpatico compagno incontrato per caso. Ripetiamo la stessa trama per entrambe le serie perché non cambia nulla tra i due lavori. Del resto quando Cate incontra Teo ci sono le stesse battute nella seduta di presentazione dei partecipanti. O ancora tra la sequenze ricopiate per intero c’è quella dell’ostetrico con papà Pietro, o Jack, e con una battuta identica del medico al neo disperato papà che riguarda il senso della vita: versione statunitense “impari a prendere il limone più aspro che la vita possa offrirle e a trasformarlo in qualcosa di simile a una limonata”; versione italiana “nella vita non esiste un limone così aspro da non poterci fare una buona limonata”. Le sovrapposizioni sono talmente tante che si fa prima a dire cosa c’è di diverso, anche se modificato con un certo acume. L’attore popolare nella versione statunitense non può che recitare in una sit-com familiare, mentre nella versione italiana il fratello che fa l’attore è protagonista di una fiction (da Rai1!) dove l’idolo è un maestro di scuola. Certo, un minimo di credibilità culturale ci deve pur essere. E che diamine.

Però poi entrambi gli attori si ribellano alla stessa maniera alle battute false del copione, sia mai. Tutto, nella versione italiana, torna comunque sempre in carreggiata originale soprattutto quando si tratta di tessere la carrellata sul finale tra le culle e il dettaglio sulle mani di mamma e babbo che si intrecciano. Ancora: molte inquadrature oltre che risultare piuttosto simili come composizione del quadro, sono identiche proprio su dove viene posizionata la macchina da presa (l’entrata dei colleghi con la torta per Daniele/Randall, ad esempio) e offrono proprio la stessa disposizione in scena per gli attori. In tutte le sequenze a due, ad esempio, che vi abbiamo descritto nelle righe precedenti gli attori sono posizionati proprio come nell’originale uno a sinistra e l’altro a destra, e mai scambiati di posto. Difficile comprendere il motivo di questa scelta fotocopia di Noi rispetto a This is us. L’unica fortuna è che essendo la serie Amazon un lavoro coi fiocchi mutatis (e non) mutandis pure quella di Rai1 è sembrata gradevole e più che dignitosa. Alla faccia delle royalties.

Noi – This is us: la Rai ricopia con la carta carbone la serie Amazon. E il risultato è una fiction più che dignitosa – LA RECENSIONE
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