Una trattativa fiume fino alla rottura, o quasi. Non sono bastate 10 ore e mezza di fila per trovare un accordo tra i sindacati e la Pfizer che ha insistito sul licenziamento di 130 dipendenti della sede di Catania, di cui 50 da riassumere in quella di Ascoli. L’incontro nella sede di Confindustria di Catania lunedì 7 marzo è durato dalle 9 del mattino fino alle 19.30 di sera. E si è concluso con un verbale non sottoscritto dai sindacati che di fatto trasferisce la vertenza all’ufficio provinciale del Lavoro, interrompendo così la procedura di raffreddamento dei licenziamenti avviata lo scorso 7 febbraio, che prevede una durata di 75 giorni. Dal momento in cui l’ufficio del Lavoro convocherà il tavolo i giorni per trovare un accordo tra le parti saranno invece soltanto 30.

Un margine per riprendere la trattativa, in realtà, ancora esiste. Il braccio di ferro tra azienda e sindacati si è infatti consumato sul contenuto del verbale. I sindacati non hanno voluto sottoscriverlo perché già si trovavano inseriti i termini degli incentivi che l’azienda offre ai licenziati: “Non è argomento che intendiamo trattare prima che l’azienda risponda alle nostre richieste. Chiediamo molto semplicemente che vengano bloccati i licenziamenti e che ci presentino il piano industriale. Loro non ci rispondono ma nel frattempo ci chiedono di sottoscrivere un verbale in cui presentano gli incentivi: così per noi è irricevibile”, spiega Jerry Magno della Filctem Cgil.

Al tavolo, oltre la Cgil (che contava anche la Rsu, Graziella Faranna), sedevano anche Carmelo Giuffrida, segretario generale Ugl chimici, Giuseppe Mirabella, Rsu Ugl chimici, Marco Puliafito, Rsu Ulitec e Alfio Avellino, segretario generale UilTec. Mentre per Pfizer erano presenti il responsabile delle risorse umane Carmelo Fornito e il suo collaboratore Giuseppe Cassarà, e per Confindustria Giovanni Cantone e Francesco Romano dell’area relazioni industriali. E proprio dai rappresentanti di Confindustria è arrivata la conferma oggi in una nota della rottura delle trattative: si ritiene “conclusa la fase di consultazione aziendale” e si chiede di “convocare le parti per l’avvio della fase amministrativa”, scrive Confindustria in una pec inviata anche ai sindacati e alla Wyeth Lederle, azienda del gruppo Pfizer. E sottolineano ancora nella nota: “Allo stato si rileva l’impossibilità di proseguire la negoziazione sindacale, stante l’abbandono del tavolo da parte delle organizzazioni sindacali e della Rsu del sito e la conseguente impossibilità di proseguire le trattative”. Ma i sindacati non confermano quanto scritto da Confindustria: “Non è vero che abbiamo abbandonato il tavolo, semplicemente non potevamo sottoscrivere quanto riportato nel verbale perché abbiamo chiesto che gli incentivi fossero argomento successivo alle risposte alle nostre richieste. Tuttavia, non abbiamo abbandonato niente ma abbiamo invece chiesto 48 ore per rivederne il contenuto”, chiarisce infatti Magno.

Che annota: “Vogliamo sapere qual è la visione del futuro di questa azienda ma non riusciamo a venirne a capo. Non stiamo parlando di un’azienda che ha avviato dei licenziamenti per difficoltà economiche, tutt’altro. La causa è la ridotta produzione, per questo ci chiediamo perché Pfizer abbia deciso di produrre il farmaco anti – Covid in Germania, di farlo confezionare ad Ascoli, dove assumerà 400 persone, mentre ne licenzia 130 a Catania, invece di fare confezionare pure qui. Mi sembra naturale chiedere all’azienda quale sia la pianificazione per il sito di Catania (dove i dipendenti sono in tutto 650, ndr)”.

Intanto, mentre la partita si gioca sul contenuto di un verbale che potrebbe portare a spostare il tavolo della trattativa, i sindacati all’unanimità tornano a rivolgersi alla politica: “Ancora una volta un appello alla Regione Siciliana – hanno scritto in una nota unitaria – perché non perda un solo minuto a convocare il tavolo di crisi” e “alla politica regionale e nazionale affinché si unisca al nostro coro di richiesta di attivazione del tavolo di crisi nazionale, con i ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro”.

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