Uno zainetto rosso sulle spalle, cappellino nerazzurro in testa. piumino blu e sciarpa azzurra, e sul dorso della mano un numero di telefono. Quando è arrivato al confine ha mostrato la busta di plastica che aveva con sé e al cui interno c’era il suo passaporto. È la storia di un ragazzino di 11 anni riuscito ad arrivare da Zaporizhzhia, dove qualche giorno fa era stata attaccata la centrale nucleare, fino alla Slovacchia.

Il bambino ha lasciato i genitori ed è arrivato da solo al confine. A raccontare l’episodio è lo stesso ministero dell’Interno slovacco sul proprio profilo Facebook. “I volontari – si legge – si sono volentieri presi cura di lui, lo hanno portato al caldo e gli hanno fornito cibo e bevande“. Ha conquistato tutti con il suo sorriso “senza paura e e con la determinazione degni di un vero eroe”. Dopo averlo accolto, i volontari hanno composto il numero di telefono mettendolo in contatto con i “suoi cari che sono venuti a prenderlo”, nel più classico dei lieto fini. Sono oltre 1,7 milioni i rifugiati che dallo scorso 24 febbraio hanno lasciato l’Ucraina.

Il ministro ha incontrato il bambino: “Sono davvero molto dispiaciuto per lui, per tutti gli altri bambini e per le loro famiglie che devono fuggire dal loro paese a causa di quanto sta accadendo in Ucraina. Insieme ai suoi fratelli, ha già chiesto protezione temporanea. Assicuro a tutti coloro che fuggono dall’Ucraina … che qui in Slovacchia siamo pronti ad aiutare. Da noi troverai sicurezza e se chiedi protezione temporanea, ti verranno fornite assistenza sanitaria, previdenza, vitto, alloggio, istruzione e opportunità di lavoro. Il fatto che chiediate protezione temporanea in Slovacchia non significa che non potrete viaggiare in altri paesi dell’Ue”.

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