Per anni, decenni abbiamo detto, sentito e ripetuto che è impossibile tassare le grandi ricchezze perché possono fuggire in uno schiocco di dita, lasciando il paese tassatore per i paradisi fiscali. Avete visto, con gli oligarchi, che non è vero? Avete visto che si possono tagliare fuori le Cayman o il Lussemburgo da Swift nel medesimo schiocco? Che è solo questione di volontà politica?

Ai “bei” tempi della guerra fredda non chiedevamo ad artisti russi che tornavano a vivere in Urss di condannare il comunismo, che magari in cuor loro maledicevano. Perché se là c’è il mostro non si può pretendere che uno ci si butti nelle fauci. Non lo chiedevamo a Gilels, a Richter, a Oistrakh, a Mravinskij, a Vassiliev. Invece li accoglievamo come eroi quando decidevano di fare il salto da noi, come Nureyev Baryshnikov, Ashkenazy e, piuttosto tardi, Rostropovic. Invece adesso gli ucraini devono morire per noi, e i russi andare in galera, sempre per noi

Siamo senza parametri. Prima dell’89 avremmo saputo come comportarci. Come ci comportammo con ungheresi, berlinesi, cecoslovacchi e polacchi, questi ultimi più negli anni 50 che negli Ottanta, a dire il vero. Mosca avrebbe potuto fare quello che voleva, nel cortile di casa, e nessuno avrebbe battuto il ciglio nucleare. Tanta disapprovazione, ovviamente. Come i russi sapevano che fare quando noi facevamo golpe in Iran, in Cile, in Grecia, stragi in Indonesia, bombardamenti a tappeto su Hanoi. Niente. Forti denunce dell’imperialismo fascista. E così pure dopo, in Iraq, Afghanistan, Serbia. Si guardava sperando che andasse male all’avversario, mandando qualche aiutino militare, discretamente. Oggi nessuno sa come comportarsi. Non si può fare finta di niente, ma dal niente al tutto mancano i concetti intermedi.

Ammiro i beati loro. Quelli che sanno come andrà a finire. Io qualcosina di storia militare ne so (no, non qualcosina, praticamente tutto) e non lo so. La realpolitik ci dice che l’Ucraina è condannata alla sconfitta. Deve scegliere se sparire del tutto o perdere “solo” pezzi di territorio e autonomia politica. Ci dice anche che la Russia dovrà essere strangolata economicamente. E che alla fine, sconfitta in questo modo, sarà costretta a restituire il maltolto con gli interessi. Ma dal discorso di Fulton alla caduta del muro ci sono voluti più di 50 anni. Se davvero questa è la nuova guerra fredda, hai voglia ad aspettare.

Ma poi, quando gli assedianti sono meno degli assediati, come si fa? Perché è vero che noi abbiamo le quadrate legioni della finanza, ma India e Cina, non proprio due borgate, per adesso più che a sanzionare pensano a come evadere le sanzioni. E l’Africa che i cinesi si sono mezza comprata, e che aspetta il grano di cui la Cina ha fatto incetta che farà? Tocca pensare come Cesare ad Alesia da assediante ed assediato. Il suo fu un capolavoro. Ma era Cesare.

Quindi. O qualcuno in Russia abbatte Putin, ma perché? Cosa gli promettiamo in cambio? Oppure la strangoliamo come Cuba, che è ancora lì sessanta anni dopo, o l’Iran, che è ancora lì dopo quaranta, il Venezuela dopo venti. Ci basta? In un’epoca in cui tutto si brucia in pochi giorni e vorremmo già sapere come finisce dopo tre settimane? Oppure nasce un mondo euroasiatico di alcuni miliardi di individui con la metà delle risorse strategiche e la metà delle atomiche, che sa che noi loro, alle loro condizioni di vita, di filosofia, di religione non gli accettiamo e non gli accetteremo mai. Perché lo abbiamo visto con la primavera araba di quel furbacchione di Obama, non è che tutti si precipitino a tuffo nella democrazia liberale. Condividere che non siamo d’accordo, dovrebbe essere il primo passo.

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