Via libera con 223 sì, 168 no e un’astensione all’articolo 2 della legge sul fine vita, in discussione alla Camera in attuazione della sentenza della Corte costituzionale del novembre 2019 sul caso Dj Fabo/Cappato. L’articolo 2 è il pilastro della legge, poiché stabilisce le finalità della normativa: “Si intende per morte volontaria medicalmente assistita il decesso cagionato da un atto autonomo con il quale, in esito al percorso disciplinato dalle norme della presente legge, si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale”, si legge nel testo.
L’atto, si precisa, “deve essere il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere”. La norma prevede inoltre che “le strutture del Servizio sanitario nazionale operino nel rispetto dei seguenti princìpi fondamentali: a) tutela della dignità e dell’autonomia del malato; b) tutela della qualità della vita fino al suo termine; c) adeguato sostegno sanitario, psicologico e socio-assistenziale alla persona malata e alla famiglia”.
Lunedì era stato approvato con 266 sì, 184 no e 2 astenuti l’articolo 1. Si tratta di quello che, si legge nel testo, “disciplina la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita, alle condizioni, nei limiti e con i presupposti previsti dalla presente legge e nel rispetto dei principi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”. Nel contempo, l’Aula aveva respinto gli emendamenti soppressivi, presentati da Lega e Forza Italia, dell’intero articolo 2 che è stato approvato proprio oggi.
La Camera ha respinto inoltre un emendamento presentato dal deputato del gruppo Misto, Andrea Cecconi. “Questo emendamento di fatto introdurrebbe l’eutanasia. Il nostro parere è contrario perché il nostro intendimento è stato quello di restare nell’ambito, nel perimetro del suicidio assistito e di non aprire all’eutanasia”, aveva affermato nel suo intervento nell’emiciclo il relatore del provvedimento, Alfredo Bazoli, del Partito Democratico.