Dopo McDonald's e Coca Cola si allunga la lista delle aziende che lasciano il Paese, comprese le aziende del tabacco Philip Morris e Imperial Brands. L'impresa di Bezos blocca spedizione di prodotti e Prime video
L’esodo continua. Dopo McDonald’s – il cui addio a Mosca ha un valore simbolico – Starbucks, Coca Cola, Pepsi, si allunga la lista di multinazionali che lasciano la Russia. Oggi è la volta di Amazon, Nestlè, il gruppo mondiale alberghiero Hilton, Victoria’s Secret che da giovedì chiuderà i propri negozi e delle aziende del tabacco Philip Morris e Imperial Brands. Molte di queste notizie sono state anticipate dal quotidiano britannico Guardian e dall’agenzia di stampa internazionale Reuters.
Amazon in particolare ha annunciato di aver interrotto la spedizione dei prodotti ai clienti con sede in Russia e di aver bloccato l’accesso al suo servizio Prime video. Martedì scorso la società aveva comunicato lo stop alla vendita di servizi di cloud. “Abbiamo sospeso la spedizione di prodotti e non accetteremo più nuovi clienti Aws con sede in Russia e Bielorussia e venditori di terze parti Amazon”, ha spiegato la società. “Stiamo inoltre sospendendo l’accesso a Prime Video per i clienti con sede in Russia e non prenderemo più ordini per New World, che è l’unico videogioco che vendiamo direttamente in Russia”. La Russia non è peraltro un mercato di particolare importanza per l’azienda di Seattle.
Hilton Worldwide Holdings ha annunciato invece che interromperà tutte le nuove attività di sviluppo in Russia e di aver chiuso tutti i suoi uffici di Mosca. “Hilton si unisce a coloro che sono rimasti scioccati e increduli in tutto il mondo per i tragici eventi che si stanno svolgendo in Ucraina – si legge in una nota -. I nostri hotel sono sempre stati parte del tessuto delle nostre comunità che serviamo e prendiamo sul serio, con la nostra promessa di avere un impatto positivo sui luoghi in cui viviamo e lavoriamo”. Il gruppo ha poi precisato che sta donando fino a 1 milione di euro in pernottamenti per sostenere i rifugiati ucraini e gli aiuti umanitari in tutta Europa, di avere chiuso l’ufficio aziendale a Mosca, garantendo la continuità del lavoro e la retribuzione per tutti i membri del team interessati.