La Cina alza i toni contro l’Occidente, ritenuto responsabile di aver “gradualmente spinto” fino alla guerra Russia-Ucraina. Ma nel mirino delle critiche di Pechino, più della Nato, ci sono soprattutto gli Stati Uniti e l’ultima decisione del presidente Joe Biden, che ha sanzionato Mosca bloccando le importazioni di petrolio e gas dalla Russia. Una mossa che secondo la Cina “aggraverà le divisioni“. Solo ieri, martedì, il presidente Xi Jinping ha parlato con Emmanuel Macron e Olaf Scholz, proponendosi per svolgere un ruolo nei negoziati, ma allo stesso tempo chiedendo all’Europa la “massima moderazione” sulla crisi. Tradotto, niente altre sanzioni.
Le parole pronunciate oggi dal portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, sembrano però spostare il baricentro di Pechino di nuovo in direzione Mosca. Se ieri Xi Jinping diceva di riconoscere le “legittime preoccupazioni (russe, ndr) in materia di sicurezza”, oggi Zhao Lijian dice che “sono state le azioni della Nato guidata dagli Stati Uniti che hanno gradualmente spinto fino al conflitto Russia-Ucraina”. La sua è una replica alle recenti ricostruzioni del New York Times, relative alla conoscenza di Pechino dei piani russi contro l’Ucraina, in base a quanto appreso da funzionari Usa. “Ignorando le proprie responsabilità, gli Usa accusano invece la Cina della propria presa di posizione sulla vicenda e cercano margini di manovra nel tentativo di sopprimere la Cina e la Russia, per mantenere la propria egemonia“, ha accusato ancora il portavoce del ministero.
Il governo cinese, ha aggiunto Zhao nel briefing quotidiano, esorta gli Usa “a prendere sul serio la Cina per evitare di minare i suoi diritti o interessi nella gestione della situazione in Ucraina e i legami con la Russia“. Una dimostrazione che la tensione tra Pechino e Washington sta arrivando a livelli di guardia. Per Zhao Lijian, l’amministrazione Biden “ha diffuso una dopo l’altra false informazioni contro la Cina sulla questione Ucraina, cercando di spostare i conflitti, provocare il confronto e sfruttare le opportunità”, in quello che “può essere descritto come un mezzo spregevole pieno di intenzioni sinistre”, ha osservato il portavoce.
A complicare ancora di più i rapporti tra le due superpotenze è stato appunto il blocco all’import di petrolio e gas russo annunciato dal presidente Biden, proprio nel giorno in cui Xi Jinping ha chiesto ai leader Ue di moderare le sanzioni. La Cina “si oppone con forza alle sanzioni unilaterali che non hanno fondamento nel diritto internazionale”, ha ribadito il portavoce Zhao Lijian. “Provocherà solo serie difficoltà all’economia e alle persone, e aggraverà divisioni e confronto”, ha aggiunto Zhao nel briefing quotidiano, ricordando che “Cina e Russia hanno sempre mantenuto buone relazioni di cooperazione energetica e continueranno a farlo anche su giacimenti di petrolio e gas, nel rispetto reciproco”.
Da Washington nel frattempo sono arrivare le parole del segretario al Commercio, Gina Raimondo, che in un’intervista al New York Times ha chiarito: le società cinesi che aiutano la Russia potrebbero subire pesanti ripercussioni da parte degli Usa che prenderebbero azioni “devastanti“. Gli Stati Uniti, nello specifico, taglierebbero le compagnie colpevoli fuori dalla fornitura di apparecchiature e software americani di cui hanno bisogno per realizzare i loro prodotti. L’amministrazione Biden potrebbe “essenzialmente chiudere” la Smic, il colosso cinese dei microchip, o qualsiasi società del Dragone che sfida le sanzioni Usa nel caso di fornitura di microprocessori e altre tecnologie avanzate a Mosca.