Mosca sostiene di aver visionato documenti a sostegno della loro denuncia secondo cui gli Stati Uniti ospitano componenti di armi biologiche vicino al confine tra Ucraina e Russia. A poco è servita la smentita ufficiale degli Stati Uniti
Se qualcuno nel mondo sta studiando, organizzando o pianificando attacchi terroristici sfruttando armi biologiche, non lo possiamo sapere. In primis, perché in teoria nessun paese al mondo dovrebbe avere l’intenzione di mettere fine potenzialmente al genere umano. E poi perché non esiste un censimento o una mappa ufficiale con tutti i laboratori del mondo – o anche solo dell’Europa che lavorano con agenti patogeni che possono essere usati come armi biologiche. Con buona pace dei complottisti. “Nessun paese, almeno ufficialmente, possiede un laboratorio a questo scopo”, Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. “Se esiste un laboratorio di questo tipo, in qualunque parte del mondo, di certo non si tratterebbe di un’informazione di dominio pubblico”.
Tuttavia, periodicamente vengono fuori accuse di questo tipo. Quasi sempre prive di ogni fondamento e frutto di fake news lanciate e rilanciate milioni (a volte anche miliardi) di volte sul web. L’ultima è quella secondo la quale la Russia avrebbe attaccato l’Ucraina per colpire una rete di laboratori di armi biologiche di proprietà degli Stati Uniti. Una bufala, quest’ultima, che sui profili social dei No Vax sta viaggiando a velocità incredibile. E questa mattina una portavoce del ministero degli Esteri russo, guidato da Sergey Lavrov, ha affermato che gli Stati Uniti stanno portando avanti programmi biologici in Ucraina. In particolare, Mosca sostiene di aver visionato documenti a sostegno della loro denuncia secondo cui gli Stati Uniti ospitano componenti di armi biologiche vicino al confine tra Ucraina e Russia. A poco è servita la smentita ufficiale degli Stati Uniti.
Questo non significa che l’Ucraina non ospiti alcun laboratorio di microbiologia. Così come in tutti i paesi del mondo, anche in Ucraina si studia e si fa ricerca su agenti patogeni. Stando a un report diffuso in seguito a un seminario che si è tenuto nel 2012 (intitolato “Biosecurity Challenges of the Global Expansion of High-Containment Biological Laboratories”), in Ucraina ci sarebbero all’incirca 4mila laboratori di microbiologia. Ma solo due sarebbero autorizzati a lavorare con agenti patogeni di “primo livello”, i più pericolosi, e 402 con agenti patogeni di “secondo livello”. I due laboratori che lavorano con agenti di “primo livello” non sarebbero neanche classificati come BLS-4, che è la sigla con cui si identificano a livello internazionale i laboratori di massima sicurezza dove si lavora con agenti patogeni altamente infettivi e mortali, come l’Ebola o il vaiolo. Uno dei laboratori in Ucraina in cui si lavora con agenti patogeni di “primo livello”, nel 2012 aveva ricevuto parere positivo per essere classificato come laboratorio BSL-3, dove si studiano microrganismi pericolosi, che spesso si trasmettono per via aerea, come il micobatterio della tubercolosi, alcuni virus influenzali, e anche i coronavirus della SARS, della MERS e della Covid-19. Si tratta dell’ “Ukrainian II Mechnikov Anti-Plague Research Institute” del ministero della Salute dell’Ucraina. Questo laboratorio è stato ricostruito e aggiornato fino al livello BSL-3 attraverso un accordo di cooperazione tra il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e il ministero della Salute dell’Ucraina iniziato nel 2005. Accordo ovviamente noto.
“La collaborazione si concentra sulla prevenzione della diffusione di tecnologie, agenti patogeni e conoscenze che possono essere utilizzate per lo sviluppo di armi biologiche“, si legge nel report. Secondo le normative ucraine, questo laboratorio ha un permesso per lavorare sia con batteri che con virus di primo e secondo livello. Anche un secondo laboratorio, l’ “Ukrainian II Mechnikov Anti-Plague Research Institute” del ministero della Salute dell’Ucraina, ha un permesso per lavorare con i microrganismi di primo livello, ma non è aggiornato a BSL-3. Questo laboratorio lavora solo con le infezioni particolarmente pericolose ad eziologia batterica. Il terzo laboratorio aggiornato al livello BSL-3 appartiene alla Stazione epidemiologica sanitaria centrale del ministero della Salute dell’Ucraina. Questo laboratorio è stato aggiornato sempre grazie alla cooperazione con gli Stati Uniti. Ha un permesso per lavorare con microrganismi di secondo livello ed è destinato al lavoro con infezioni particolarmente pericolose. Secondo le informazioni ricevute dalla Central Regime Commission, la principale autorità responsabile della registrazione dei laboratori microbiologici in Ucraina, tra i 402 laboratori che hanno i permessi per lavorare con microrganismi di secondo livello, 37 sono subordinati al ministero della Salute. Di questi 37 laboratori, 6 appartengono a istituti di ricerca, e quindi i loro obiettivi principali sono indagini scientifiche, mentre 31 laboratori appartengono al Servizio epidemiologico sanitario dell’Ucraina e sono responsabili delle indagini epidemiologiche e diagnostiche. Trecentosessantadue laboratori che hanno un permesso per lavorare con microrganismi di secondo livello sono subordinati al Ministero delle politiche agrarie e dell’alimentazione dell’Ucraina. L’accordo con gli Stati Uniti prevede anche attività legate alla formazione del personale di laboratorio. Con la collaborazione del Canada invece è stato creato un centro di formazione sulla biosicurezza a Odessa che funziona come parte dell’ “Ukrainian II Mechnikov Anti-Plague Research Institute”.
I laboratori BSL-4, quelli di massima sicurezza sono davvero pochi nel mondo, almeno ufficialmente. Non ce ne sono in Ucraina, ma in Russia sì. Un ampio studio condotto da esperti in guerra batteriologica e sicurezza internazionale ne ha censiti 59. Queste strutture – diffuse in Europa, Nord America, Asia, Australia e in tre paesi africani: Gabon, Costa d’Avorio, Sud Africa – comprendono anche l’ormai notissimo laboratorio di Wuhan. L’interesse per questo tipo di laboratori è piuttosto recente: delle 42 strutture BSL-4 di cui si conoscono i dati di progettazione, almeno la metà è stata costruita nell’ultimo decennio. Molti dubbi ci sono sulla sicurezza di queste strutture. Secondo il Global Health Security Index, poco meno di un quarto dei paesi con laboratori che operano al massimo rischio biologico hanno livelli “elevati” di preparazione alla biosicurezza. Circa un terzo, tra cui la Cina, ha livelli “medi”, mentre il 41% ha livelli “bassi”, come il Sudafrica. Eppure, gli incidenti capitano.
Dall’ultimo rapporto del Dipartimento della salute degli Stati Uniti è risultato che nel 2019 diverse tossine e altri materiali pericolosi sono stati rilasciati per sbaglio ben 219 volte. Tutto ciò ha costretto almeno mille persone a sottoporsi a visite mediche e assumere farmaci preventivi, anche se poi nessuna di loro si è ammalata. La sorveglianza americana è molto aumentata dopo la crisi dell’antrace del 2001, quando il batterio, probabilmente trafugato da un laboratorio dell’esercito, provocò la morte di cinque persone. In Cina, invece, la fuoriuscita di un batterio da un impianto di vaccini a novembre 2019 ha causato il contagio di 6.000 con la brucellosi, una malattia batterica con sintomi simili all’influenza. Non esiste un laboratorio BSL-3 o BSL-4 sicuro al 100 per 100. “L’incidente può sempre succedere, anche se quasi sempre si tratta di errori tecnici all’interno del laboratorio”, dice Massimo Galli, ex primario dell’ospedale Sacco e professore ordinario all’Università Statale di Milano. L’Ospedale Sacco di Milano ospita uno dei due BSL-4 italiani (l’altro è situato allo Spallanzani di Roma). “Sono strutture sicure, certo”, precisa Galli. “Ma credo che nessun laboratorio, anche di massima sicurezza, può avere la certezza di resistere a tutte le situazioni”. Come una bomba, ad esempio. Un agente patogeno in un laboratorio con soli scopi scientifici, in questo caso, può diventare un’arma biologica.
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