Semplificazione di norme e procedure, stop al criterio di aggiudicazione del massimo ribasso che tende a incidere su costi della manodopera e della sicurezza, obbligo di revisione dei prezzi da parte delle stazioni appaltanti “al verificarsi di eventi o situazioni oggettive di particolare rilevanza e non prevedibili al momento della formulazione dell’offerta”, valorizzazione delle pmi. Sono alcuni dei punti inseriti nella legge delega per la riforma del codice degli appalti – seconda tappa dopo il decreto ponte varato la scorsa primavera – prima dell’arrivo in aula al Senato, che mercoledì ha dato via libera al testo con 197 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astenuti. Il provvedimento ora passa all’esame della Camera.
In commissione Lavori pubblici governo e maggioranza hanno trovato un compromesso sulle richieste di modifica arrivate da diversi partiti, spianando la strada a una delle tre riforme che il governo si è impegnato a realizzare nel primo semestre 2022 in base alla tabella di marcia del Piano Nazionale di ripresa e Resilienza. Per quanto riguarda la stesura dei decreti attuativi da parte del Consiglio di Stato, contestata dal M5s, la disposizione non è stata stralciata ma viene introdotto l’obbligo (e non più la facoltà) di avvalersi di magistrati del Tar, esperti esterni, avvocati e rappresentanti dell’Avvocatura generale dello stato, a titolo gratuito.
“Soddisfatta” per l’approvazione la viceministra alle Infrastrutture e Mobilità sostenibili, Teresa Bellanova, che ha seguito l’iter in commissione per conto del governo. La semplificazione deve essere attuata non solo nelle fasi di affidamento ed esecuzione ma anche in quelle di pianificazione, programmazione e progettazione “per garantire prassi standardizzate e virtuose capaci di incidere realmente sull’attuale quadro regolatorio e soprattutto sulla velocizzazione dei processi attuativi guadagnando in qualità, efficacia e trasparenza”, ha detto. Nell’affidamento degli appalti pubblici e dei contratti di concessione dovrà essere “garantito il rispetto dei criteri di responsabilità energetica e ambientale” e sarà “esclusa” la possibilità di effettuare “in sede di offerta ribassi relativamente ai costi della manodopera e della sicurezza”, prevedendo “l’applicazione delle medesime tutele economiche e normative per tutti i lavoratori” impiegati nei lavori, “compresi anche quelli dei subappaltatori“.
Di tutt’altro avviso la Cgil: il segretario confederale Emilio Miceli fa notare che “il Senato ha di fatto deciso di rigettare la sentenza della Corte Costituzionale che ha abrogato l’articolo sulle concessioni all’interno del disegno di legge delega sugli appalti”. A pochi mesi dalla sentenza che aveva vietato l’obbligo per le aziende in concessione di esternalizzare l’80% delle attività, il ddl “ripropone, in modo surrettizio, lo stesso principio allora rigettato dalla Corte Costituzionale. Sono in gioco la libertà di impresa e migliaia di posti di lavoro”. Secondo Miceli dovrebbe intervenire la Camera, modificando una “decisione grave, lesiva della funzione dell’Alta Corte, per la quale metteremo in campo tutte le iniziative necessarie per ottenere le modifiche indispensabili e per tornare alle decisioni della Corte”. La Fillea, che rappresenta i lavoratori dell’edilizia, apprezza però l’esclusione dei costi della manodopera e della sicurezza da ogni possibilità, le modifiche che “prevedono espressamente le massime tutele per i lavoratori in sub appalto e che il riferimento ai Ccnl riguarda le attività svolte anche in maniera prevalente” e “i richiami alla Banca dati Nazionale dei contratti pubblici e al fascicolo virtuale dell’operatore economico e relativi motivi di esclusione da esso segnalati (per esempio il Durc di Congruità negativo) e l’obbligo di revisione dei prezzi al verificarsi di particolari condizioni”.
Per quanto riguarda un’altra delle riforme cruciali per l’esecutivo, inizieranno giovedì gli incontri bilaterali tra il governo e le forze politiche sulla delega fiscale nell’aula della commissione Finanze della Camera. Alle 11 è in programma l’incontro con il M5S, alle 11.45 con la Lega, alle 12.30 con il Pd, alle 13.15 con Iv, alle 14 con Coraggio Italia, alle 14.30 con Leu e alle 15 con il Misto. Venerdì alle 8.30 previsto invece il bilaterale con Forza Italia. Martedì sera sulla revisione del catasto avversata dal centrodestra il governo si è di nuovo salvato per un solo voto. Il premier Mario Draghi durante il Question time alla Camera ha ricordato che la riforma “punta a realizzare una mappatura aggiornata degli immobili presenti in Italia, che non ci serve per aumentare le tasse ma per capire lo stato patrimoniale immobiliare. La mappatura affiancherà, non sostituirà, per ciascuna unita immobiliare la rendita catastale e il relativo valore patrimoniale. Così si esclude in modo esplicito che la mappatura possa produrre un aumento delle tasse, delle imposte dirette e indirette sui trasferimenti, sull’Imu. Per inciso, l’introduzione dell’Ici, dell’Imu, l’abolizione dell’Ici, l’introduzione della Tasi, l’abolizione della Tasi sono state fatte sempre su valori inesistenti, che non hanno senso, di 33 ani fa – ha detto il premier -. Allora questa procedura di applicare coefficienti fissi su valori senza senso per produrre numeri che non hanno senso deve finire, vogliamo trasparenza”.
Giovedì si terrà anche una nuova riunione tra maggioranza e governo per affrontare alcuni aspetti della legge sulla concorrenza, all’esame del Senato. L’incontro, che si terrà a Palazzo Chigi, è il primo di una serie di riunioni “tematiche” e dovrebbe focalizzarsi sulle concessioni idroelettriche e sui servizi pubblici locali.