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Stakhovsky, l’ex tennista soldato: “L’esercito italiano non durerebbe un giorno contro quello russo. Noi sappiamo che è la nostra guerra, non quella dell’Europa”

In collegamento con Lilli Gruber su La7, l'ex numero 31 del mondo ha spigato: "Non c'è giusto o sbagliato nella mia scelta. Se non mi fossi arruolato mi sarei sentito in colpa, qui a Kiev ci sono mio padre e mio fratello. Ma mi sento ugualmente in colpa ad aver lasciato mia moglie ed i miei tre figli. Non ho nessuna esperienza nel combattimento..."

di F. Q.

L’ex tennista Sergiy Stakhovsky è tornato nella sua Ucraina per combattere contro l’invasione russa. La notizia del canale Telegram Ukraine Now ha fatto il giro del mondo. Una scelta coraggiosa quella del campione ucraino, ritiratosi nel mese di gennaio e famoso per la vittoria su Roger Federer a Wimbledon, anno 2013. Il 36enne ha spiegato al portale australiano Whooska come la sua scelta sia stata in qualche modo doverosa: “È stata una decisione molto difficile, ho una moglie e tre figli che adoro. Dover dire loro che papà sta partendo e non sa quando tornerà. A volte è difficile dormire con tutto questo in testa. Ma ora che sono a Kiev mi sento sollevato, perché vedo molta energia negli occhi della gente”. Certo, bisogna fare i conti con la paura: “Io non sono un soldato, non ho mai impugnato una pistola, non ho mai sparato a nessuno. Ma se devo, lo farò. Paura? Certo che c’è paura, solo gli idioti non provano paura in questa situazione”. Parole forti quelle dell’ex tennista che nei giorni scorsi aveva postato uno scambio di messaggi con Novak Djokovic: “Stako, come stai amico? Sei sul campo? Pensa a te, sperando che tutto si calmi presto”, aveva scritto il numero due del ranking in un messaggio WhatsApp, offrendo anche aiuto concreto. Stakhovsky è arrivato a Kiev attraversando a piedi il confine con la slovacchia. In collegamento con Lilli Gruber su La7, l’ex numero 31 del mondo ha spiegato: “Non c’è giusto o sbagliato nella mia scelta. Se non mi fossi arruolato mi sarei sentito in colpa, qui a Kiev ci sono mio padre e mio fratello. Ma mi sento ugualmente in colpa ad aver lasciato mia moglie ed i miei tre figli. Non ho nessuna esperienza nel combattimento, la maggior parte di noi non è stato addestrato ma abbiamo un ideale comune. Questa è l’ultima spiaggia… Bisogna comprendere che se l’Ucraina cadrà nelle mani dei russi, poi toccherà ad altre nazioni. Torneremmo al 1945 con le nazioni satellite rispetto a Mosca: Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, il Baltico. Putin minaccia con il nucleare e la Nato ha paura. Lui ha usato questa carta e la userà ancora. L’unica speranza è che muoia, altrimenti farà come Hitler quando stava dividendo l’Europa“. Poi l’ex tennista ha spiegato la posizione degli ucraini: “L’Italia e l’esercito italiano, per quanto ne so io, non durerebbe un giorno contro l’esercito russo. Noi ucraini non vogliamo rinunciare a nulla. Capiamo che questa è la nostra guerra e non quella dell’Europa, stiamo solo chiedendo aiuto e assistenza. Il mondo è dalla parte dell’Ucraina e penso che tutte le sanzioni contro la Russia abbiano aiutato, anche se ci metteranno tempo ad arrivare”.

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