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“Un terzo del cibo per gatti contiene carne di squalo senza indicarlo”: il nuovo studio lancia l’allarme

A spiegarlo è lo studio DNA Barcoding Identifies Endangered Sharks in Pet Food Sold in Singapore”, pubblicato su Frontiers in Marine Science da Ian French e Benjamin Wainwright dello Yale-NUS College della National University of Singapore

di Davide Turrini

Aiuto c’è uno squalo nel cibo per gatti. Oramai dentro alle scatolette di cibo per animali sembra finirci di tutto, tanto è raro che la povera bestiola possa lamentarsi. Ma quello che hanno scoperto alcuni studiosi dell’università di Singapore ha comunque dell’incredibile: in un terzo di prodotti alimentari per gatti c’è carne di squalo, oltretutto di almeno tre specie in via di estinzione. A spiegarlo è lo studio “DNA Barcoding Identifies Endangered Sharks in Pet Food Sold in Singapore”, pubblicato su Frontiers in Marine Science da Ian French e Benjamin Wainwright dello Yale-NUS College della National University of Singapore.

Gli studiosi hanno rilevato che il 31% dei 144 campioni di prodotti alimentari per animali domestici analizzati conteneva DNA di squalo. Codice genetico soprattutto della specie verdesca (Prionace glauca), dello squalo sericeo (Carcharhinus falciformis) e di quello a pinna bianca del reef (Triaenodon obesus). Specie registrate come “vulnerabili” nella Lista Rossa dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN). Lo studio sarebbe scaturito dalla curiosità dei due studiosi che pensierosi di fronte ai soliti generici ingredienti elencati sulle scatolette di cibo per animali domestici hanno aperto alcune confezioni e si sono messi ad analizzare realmente cosa ci fosse dentro.

“Nessuno dei prodotti acquistati elencava lo squalo come ingrediente, utilizzando solo termini generici come “pesce”, “pesce dell’oceano”, “Gli squali non sono stati elencati come ingredienti in nessuno dei prodotti campionati testati – hanno scritto French e Wainwright – anche se questa non è una procedura illegale, sosteniamo che molti proprietari e amanti di animali domestici sarebbero allarmati nello scoprire che probabilmente stanno contribuendo alle pratiche di pesca insostenibili che hanno causato un massiccio calo delle popolazioni globali di squali”. I due studiosi sollevano dubbi quindi sul fatto che la carne di squalo venga utilizzata nel cibo per gatti affinché si evitino sprechi nell’industria delle pinne di squalo “dove le carcasse di basso valore vengono spesso scartate”: “Se fosse così – scrivono – potrebbe essere lodevole. Tuttavia, siamo scettici sul fatto che questa sia l’unica ragione per cui gli squali finiscono nel cibo per animali domestici. Più probabilmente, la loro presenza dimostra l’elevata pressione di pesca a cui sono sempre più soggetti gli squali”.

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