“L’ospedale pediatrico di Mariupol era usato come base del battaglione Azov”. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha risposto così sul bombardamento della struttura che ha provocato 3 morti, una ventina di feriti e lo sdegno dell’Occidente. Il day after di una delle operazioni militari più cruente dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, definita un “crimine di guerra” da più fronti, è quello in cui la propaganda russa sta cercando di accreditare una versione che non trova riscontro in alcun documento fotografico o video. Anzi: gli scatti di Evgeniy Maloletka, fotoreporter dell’Associated Press, mostrano esattamente il contrario. L’ospedale colpito era attivo, all’interno si trovavano sanitari e donne in gravidanza o neo-mamme.

Eppure Mosca continua a spacciare una versione che vedrebbe i combattenti “filo-nazisti” ucraini come gli occupanti della struttura. L’ambasciata russa in Italia è arrivata a contestare negare l’attacco all’ospedale: “Il tentativo di gonfiare lo scandalo attorno alla presunta distruzione da parte della Russia dell’ospedale a Mariupol è il massimo del cinismo e della campagna di menzogne sulla nostra operazione militare speciale in Ucraina”, si legge in un tweet della sede diplomatica. Mentre il Cremlino – in una latente distanza con l’Esercito, già affiorata nella vicenda dei militari di leva spediti al fronte – ha spiegato di aver chiesto ai militari di fornire maggiori “informazioni” sul raid aereo. “Indagheremo necessariamente con i nostri soldati, perché noi, come voi, non abbiamo informazioni chiare su quanto accaduto ed i soldati ci daranno informazioni”, ha detto il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov.

Già nelle ore successive al bombardamento in Rete sono comparsi video che dimostrerebbe come l’ospedale fosse occupato dalle forze armate ucraine, che lo avevano trasformato in una base. Le immagini mostrano un soldato sul tetto e in un altro caso si vedono mezzi militari presidiare l’edificio. Come ha dimostrato David Puente su Open.online, l’ospedale ripreso non è quello bombardato mercoledì. Si tratta di due strutture diverse. Le bombe russe sono cadute sul Dytyacha Konsulʹtatyvno-Diahnostychna Poliklinika, mentre il video che dimostrerebbe l’occupazione del battaglione Azov sono riferibili al Dytyacha Poliklinika, un altro ospedale pediatrico di Mariupol, che si trova dalla parte opposta della città.

Esiste quindi un secondo ospedale effettivamente controllato dalle forze ucraine? Con ogni probabilità sì. E a riguardo la Russia si era già espresso lo scorso 7 marzo. Lo ha ricordato il primo vice rappresentante permanente russo alle Nazioni Unite, Dmitry Polyansky, su Twitter. Rispondendo al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, il diplomatico ha scritto: “Così nasce una fake news. Abbiamo avvertito nella nostra dichiarazione del 7 marzo che questo ospedale è stato trasformato in una base militare dagli estremisti. È molto inquietante che l’Onu diffonda queste informazioni senza verifica”.

Polyansky allega quindi screenshot e link che rimandano al sito della Missione permanente russa presso le Nazioni Unite. In quella sede, lo scorso 7 marzo, i diplomatici di Mosca avevano sostenuto: “I nazionalisti ucraini mostrano il loro vero volto ogni giorno più distintamente. La gente del posto riferisce che le forze armate ucraine hanno cacciato il personale dell’ospedale pediatrico n. 1 della città di Mariupol e hanno allestito un base militare all’interno della struttura. Inoltre, hanno completamente distrutto uno degli asili della città”. Due giorni prima dell’attacco, quindi, la Russia aveva sostenuto quello che adesso va ripetendo dopo il raid. Ammesso che non si sia trattato di un attacco deliberato con la costruzione a priori di una fake news, i bombardieri di Mosca hanno quantomeno sbagliato il target dell’attacco, confondendo le due strutture ospedaliere pediatriche.

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