Le ambasciate delle superpotenze entrano nel conflitto. Dopo i tweet di quelle russa a Roma e Londra, impegnate nel tentativo di smontare il bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol, è la volta delle sedi diplomatiche statunitensi. Quella di Roma ha twittato: “La Russia, non gli Stati Uniti, ha una lunga e ben documentata storia di utilizzo di armi chimiche, compresi i tentativi di uccisione e di avvelenamento dei nemici politici di Putin come Alexey Navalny. Questo è un fatto”. Quindi l’hashtag #Stopthelies, basta bugie. Lo stesso scelto da quella londinese che, rilanciando un video del Dipartimento di Stato Usa, ha scritto: “Putin ha scelto questa guerra”.

Gli account Twitter delle ambasciate sono diventate uno strumento di battaglia dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Il primo scontro social si era consumato tra la sede diplomatica di Mosca in Sudafrica e quella tedesca: la prima ha ringraziato per la solidarietà i sudafricani parlando di battaglia “contro il nazismo in Ucraina”, l’omologa tedesca ha risposto sottolineando invece di “massacro” di bambini e donne. E sottolineato: “Non possiamo stare zitti. Purtroppo siamo esperti di nazismo”. Nel botta e risposta social era finita anche l’ambasciata russa nel Regno Unito che, riprendendo la parola “purtroppo” usata dai tedeschi ha scritto: “Purtroppo, la Germania è rimasta in silenzio per tutti questi 8 anni. Dove eravate, esperti? Quello di cui avreste dovuto essere dispiaciuti è di non essere riusciti a persuadere l’Ucraina ad attuare gli accordi di Minsk e a partecipare ai negoziati con Donetsk e Lugansk, come era previsto dagli accordi”.

Dopo l’attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol, le ambasciate russe si sono nuovamente mosse per sostenere le tesi del Cremlino. In maniera così violenta da finire nel mirino di Twitter, arrivato a rimuovere un post della sede di Londra perché contro la policy d’uso del social. L’ambasciata di Mosca ha pubblicato alcuni messaggi su Twitter bollando come “fake” le foto del disastro provocato dai raid russi, ipotizzando l’uso di attrici al posto di vere donne in gravidanza e neo-mamme. I diplomatici russi a Roma, invece, hanno bollato come “presunto” l’attacco all’ospedale, sostenendo la tesi della bufala: “Il tentativo di gonfiare lo scandalo attorno alla presunta distruzione da parte della Russia dell’ospedale a Mariupol è il massimo del cinismo e della campagna di menzogne sulla nostra operazione militare speciale in Ucraina”, il testo del tweet che rimanda a un lungo post su Facebook.

Adesso è il turno degli statunitensi, per sostenere l’allarme di Cia e 007 britannici su un potenziale attacco chimico da parte di Mosca che prenderebbe le mosse dalla “false flag” di un aiuto americano all’Ucraina nella preparazione di armi chimiche nei laboratori presenti all’interno del territorio invaso. Una vicenda per la quale il Cremlino è arrivato a chiedere un Consiglio di sicurezza dell’Onu. Da qui la decisione dell’ambasciata a Roma di ricordare l’utilizzo di armi chimiche in passato da parte dei russi, nonché il caso di Navalny, l’oppositore di Putin avvelenato con il gas nervino Novichokutilizzato anche per l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal a Salisburyprobabilmente mescolato con l’acqua delle bottigliette presenti nella sua camera d’albergo.

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