L’ex procuratore capo di Milano, Francesco Greco, è indagato per abuso d’ufficio in relazione alla vicenda dell’inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena. Secondo il quotidiano La Stampa, i pm di Brescia ipotizzano che il magistrato, in pensione dallo scorso novembre, possa aver omesso alcuni accertamenti favorendo di fatto Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, ex presidente e ad dell’istituto bancario. Con lui sono indagati i pm Stefano Civardi, Giordano Baggio e Mauro Clerici, oltre all’ex assessore al Bilancio della giunta del sindaco Giuseppe Sala, Roberto Tasca per via di una consulenza tecnica sui bilanci di Mps. L’ipotesi è che i magistrati avrebbero “omesso di svolgere alcuni alcune attività di indagine favorendo così Profumo e Viola. Ma avrebbero anche omesso di rispondere a tutte le richieste di chiarimento avanzate dalla Procura generale di Milano, che era stata avvisata dell’archiviazione delle indagini”. Proprio per questo motivo la Procura generale avrebbe a quel punto chiesto una perizia a Tasca, risultata poi “non conforme” e smentita da una seconda perizia.
Secondo quanto riporta l’Ansa nell’inchiesta della Procura di Brescia è stato sentito come testimone anche Gian Gaetano Bellavia, commercialista ed esperto di diritto penale dell’economia, che ha firmato la perizia che ha ribaltato, in sostanza, le conclusioni dei pm Baggio (ora alla Procura europea), Civardi e che avevano chiesto l’archiviazione e le assoluzioni per gli ex vertici dell’istituto senese Alessandro Profumo, Fabrizio Viola e Paolo Salvadori. Bellavia è stato sentito come persona informata sui fatti nelle scorse settimane per alcune ore. La nuova gestione dell’inchiesta del filone sulla corretta contabilizzazione dei crediti deteriorati di Mps, che è in capo ora ai pm Roberto Fontana e Giovanna Cavalleri e che è passata appunto per una maxi perizia di Bellavia, nominato dal giudice di Milano Guido Salvini che aveva respinto la richiesta di archiviazione formulata dai pm, ha portato di recente all’iscrizione nel registro degli indagati di altre sette persone, oltre agli ex vertici della banca Profumo, Viola e Salvadori. Tra loro l’ex ad Marco Morelli e gli ex presidenti Massimo Tononi, attuale presidente di Banco Bpm, Alessandro Falciai e Stefania Bariatti. Dall’audizione di Bellavia come testimone, a quanto si è appreso, sarebbe scaturito anche l’approfondimento che ha portato nell’indagine bresciana pure all’accusa di falso per Roberto Tasca, ex assessore milanese al Bilancio e che ha firmato una consulenza tecnica sui bilanci di Mps. Nella tranche d’inchiesta sulla contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria i pm Civardi, Baggio e Clerici chiesero l’archiviazione (respinta), il proscioglimento in udienza preliminare e le assoluzioni per i tre ex vertici, poi condannati in primo grado (Profumo e Viola a 6 anni) per aggiotaggio e false comunicazioni sociali.
L’abuso d’ufficio contestato nell’inchiesta bresciana anche a Greco va da fine agosto-settembre 2016 (periodo della richiesta di archiviazione per il caso derivati) fino al giugno del 2020, quando ci furono in aula da parte dei tre pm le richieste di assoluzione sempre nel processo sul caso derivati. Quando i pm, poi, archiviarono pure la posizione di Mps, iscritta per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, ne fu data comunicazione, come prevede la legge, alla Procura generale, che decise di effettuare approfondimenti affidando una consulenze tecnica a Tasca. Quest’ultimo, tra l’altro, è stato anche consulente della Procura nell’altra tranche sulla contabilizzazione dei crediti deteriorati. Filone per il quale gli stessi tre pm avevano chiesto l’archiviazione prima dell’intervento del gip Salvini, della nuova perizia affidata a Bellavia e dei nuovi accertamenti ancora in corso, dopo che i pm, all’inizio titolari del fascicolo, rinunciarono ad occuparsene. L’inchiesta bresciana è scaturita dalla denuncia di Giuseppe Bivona, consulente di fondi e azionisti che hanno fatto causa a Mps per le perdite subite dai loro investimenti, ma anche da segnalazioni della Procura generale.
“Sotto un profilo strettamente personale, il dottor Greco, non avendo mai fatto parte di banche di affari che hanno venduto prodotti di finanza strutturata sia alla Parmalat che a Mps e non avendo mai fatto da consulente per fondi di investimento lussemburghesi, è felice di aver servito lo Stato per 45 anni e di essersi dedicato a proteggere la legalità economica di questo Paese – scrive l’avvocato Massimo Dinoia, legale dell’ex procuratore – Come al solito il procedimento si concluderà con l’ennesima archiviazione sia perché i fatti non sussistono sia perché la tesi della responsabilità del Procuratore (per fatto o pensiero altrui) è singolare e giuridicamente infondata“. Il difensore nella nota chiarisce anche che è “preoccupante” che, mentre i procedimenti su Mps sono ancora in corso, “qualcuno si sia rivolto alla Procura di Brescia”. Ciò “appare improprio e pericoloso per la giurisdizione e per la doverosa tutela dell’autonomia e indipendenza dei magistrati della Procura di Milano, soprattutto in un momento delicato come questo, in cui il Csm deve nominare il nuovo Procuratore”.