La storia simbolo delle periferie siciliane è contenuta nella relazione della Commissione sulla dispersione scolastica: un’indagine durata otto mesi e partita da un dato di Openpolis, secondo cui la regione nel 2020 ha raggiunto un tasso di abbandono pari al 19,4%. Il contesto di alcuni quartieri rimane impenetrabile grazie ai vuoti istituzionali e diventa terreno fertile del reclutamento mafioso. “Qui l’ascensore sociale si è fermato ai piani alti”
C’è una classe elementare in Sicilia dove tutti i bambini sono stati accorpati con un criterio molto specifico: sono 22 e tutti figli di persone pregiudicate per reati gravi. Un’autentica “classe-ghetto” di cui Salvatore Inguì, direttore dell’Ufficio del Servizio sociale per i minorenni di Palermo, ha riferito alla commissione Antimafia regionale: “Mi ha chiamato la settimana scorsa un insegnante e mi ha fatto un elenco di bambini. Guarda caso tutti questi bambini sono in una sola classe elementare, iniziano la prima elementare e hanno messo in questa classe solo bambini di questo tipo”. È una nitida fotografia delle periferie siciliane, messa a fuoco nella relazione della Commissione che mercoledì ha presentato le conclusioni dell’indagine sulla condizione minorile sull’isola, la regione che ha il primato della dispersione scolastica e presenta uno dei più alti rischi di reclutamento da parte della criminalità organizzata. L’organo presieduto da Claudio Fava ha lavorato per otto mesi, dal luglio 2021 fino al febbraio 2022, e ha sentito 65 persone tra magistrati minorili, dirigenti scolastici, amministratori e rappresentanti delle associazioni, con la collaborazione della magistrata Teresa Principato, ex pm della Direzione nazionale antimafia andata in pensione a gennaio. Un’indagine che parte da un dato di Openpolis, secondo il quale la Sicilia nel 2020 ha raggiunto un tasso di dispersione scolastica pari al 19,4%. Questo prima della pandemia, che nel frattempo ha avuto ripercussioni gravi “soprattutto nelle fasce sociali più deboli”.
È lo scorso ottobre quando Inguì riporta il caso dei 22 bambini raggruppati in base ai reati commessi dai genitori: “Hanno fatto una classe differenziata, sostanzialmente”. La scuola in questione si trova a Sappusi, un quartiere di Marsala. Una di quelle periferie in cui può risultare impossibile uscire dal disagio: “L’ascensore sociale si è fermato ai piani alti”, si legge nelle conclusioni della Commissione. Un contesto impenetrabile grazie ai vuoti istituzionali e che diventa terreno fertile del reclutamento mafioso. Proprio qui infatti gli “uomini d’onore” sono venerati come idoli: “Qui i ragazzi non vanno a scuola, compiono innumerevoli reati, soprattutto quelli legati allo spaccio di stupefacenti, sotto il controllo delle organizzazioni criminali. Hanno come mito personaggi storici, come Nitto Santapaola… spessissimo ho sentito dire a dei ragazzi che noi incontriamo che quelle sono persone che hanno fatto del bene alla città”, dice alla Commissione Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i minorenni di Catania. Che va a fondo: “In questi quartieri di fatto – mi spiace dirlo – si entra soltanto per controlli formali e non si riesce ad evitare che si svolgano le più svariate attività illegali, dalla minuta alla più grave, con il coinvolgimento dei minorenni. I ragazzi non vanno a scuola, guidano macchine o motorini senza avere la patente, vanno a cavallo, guidano calessi… Non ci sono controlli, se non molto sporadici…”.
Nessun controllo, dunque, a fronte di protocolli farraginosi e carenza di personale nelle aziende sanitarie e nei Comuni, dove il servizio di assistenza sociale è molto carente. Mentre chi si rimbocca le maniche per cercare di contrastare questa dispersione si trova di fronte a enormi ostacoli, come nell’incredibile caso di una scuola di Mazzarona, un quartiere degradato di Siracusa, raccontato da Cristina Aripoli, la coordinatrice dei servizi educativi associazione “Arciragazzi”: “Per la prima volta, dopo tantissimi anni, nasceva all’interno una rete associativa, ma cinque anni fa accade che a causa di pressioni di provenienza della criminalità del quartiere, improvvisamente la scuola è diventata inagibile, e, quindi, tutto lo stabile che era stato destinato alle attività aggregative, educative e anche alla scuola stessa, è stato chiuso…”. Eppure tutto parte da qui, come sottolinea la commissione: “Il luogo che dovrebbe educare le coscienze, formare i ragazzi, farli diventare dei cittadini. Bisogna partire dalla Scuola. Il contrasto alla dispersione scolastica deve diventare un obiettivo prioritario”.
La prima urgenza è dunque risolvere la grave carenza di personale nelle strutture che dovrebbero fornire un supporto sociale, come nel caso di Messina, dove l’Azienda sanitaria provicniale fornisce una sola psicologa due volte a settimana per tutta la provincia. O come a Gela dove non esiste nemmeno una pianta organica fissa, sebbene sia una città ad altissimo rischio dispersione: “Noi come servizio sociale andiamo lì in missione, quindi andiamo due-tre volte la settimana, quando abbiamo la macchina, perché abbiamo avuto problemi anche con l’autovettura e praticamente lavoriamo solo una o due volte la settimana nel territorio”, ha raccontato Cinzia Roccaro, direttore Ufficio di Servizio sociale per i minorenni di Caltanissetta. “Offrire supporto psicologico e assistenza specialistica ai ragazzi e alle loro famiglie, coordinare una volta per tutte le istituzioni che a vario titolo si occupano del fenomeno e, soprattutto, creare luoghi di aggregazione nei quartieri più a rischio” sono le priorità, secondo Roberta Schillaci, componente per il M5s della commissione Antimafia in Assemblea regionale. “Di questi ragazzi ci saremo fatti davvero e definitivamente carico quando restituiremo a ciascuno di loro un diritto di cittadinanza pieno, progressivo, positivo. Non più figli di un dio minore ma figli di tutti. Anzitutto nostri”, conclude la relazione.