Tra le tante crisi innescate dalla guerra in Ucraina c’è, oltre al grano, anche quella dell’olio di girasole e prodotti affini. Come per altre materie prime carichi di olio di girasole sono bloccati sulle navi ferme nel mar Nero che non possono prendere il largo in considerazione dei rischi della navigazione. Le esportazioni da Ucraina e Russia sono verosimilmente destinate a calare con un impatto sull’offerta globale. I due paesi insieme contano per circa l’80% dell’export globale di semi di girasole. A cascata la carenza di olio di girasole si ripercuote su tutti i prodotti alternativi. Ieri l’Indonesia, il più grande esportatore mondiale di oli commestibili, ha annunciato l’intensione di limitare la vendita verso i mercati esteri, almeno il 30% della produzioni rimarrà entro i confini nazionali. La stretta avviene in un contesto di corsa dei prezzi. Dall’inizio del conflitto le quotazioni sono cresciute di oltre il 30%. Secondo gli esperti del settore il peggio deve ancora arrivare. Le scorte si svuotano e l’offerta non tiene il passo. La Malesia inoltre ha annunciato che la sua produzione quest’anno aumenterà solo del 3% -4%, meno delle previsioni, a causa della carenza di manodopera.

Comune a tutte le filiere agricole c’è il problema dei fertilizzanti il cui costo è in forte aumento e l’offerta in calo. Il gas naturale viene utilizzato come materia prima per i fertilizzanti azotati, e rappresenta circa l’80% dei costi di un produttore. A questi prezzi del gas molti produttori stanno riducendo l’offerta perché i costi sono eccessivi. Il colosso Yara ha ad esempio più che dimezzato la sua produzione in Francia e Italia. “Le aziende non possono continuare a correre il rischio di produrre fertilizzanti con gli attuali prezzi del gas e tenere poi il prodotto in magazzino per una successiva vendita”, ha affermato il portavoce di Fertilizers Europe Lukas Pasterski all’agenzia Bloomberg. Ieri il ministro russo dell’industria e commercio Denis Manturov ha annunciato che Mosca sospenderà le esportazioni di fertilizzanti verso i paesi “nemici”, Italia inclusa quindi, come ritorsione per le sanzioni.

Ieri a palazzo Chigi si è svolto un incontro tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, per fare il punto della situazione del settore agroalimentare. Patuanelli ha presentato oggi la sua informativa in Cdm. “Occorre posticipare l’entrata in vigore delle misure introdotte dalla Pac (Politica agricola comune europea) volte a limitare la produzione, incrementare la percentuale dei pagamenti accoppiati per le produzioni più strategiche e per le quali la Ue non è autosufficiente; consentire ai fini produttivi l’utilizzo delle superfici lasciate a riposo e di tutti i pascoli; introdurre un contributo flat “ex novo” per tutte le superfici agricole utilizzate per ammortizzare gli aumenti dei costi di produzione” ha affermato Patuanelli. “Al fine di assicurare un efficace sostegno alle aziende del settore agroalimentare, si propone di incentivare operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole, garantire una moratoria alle scadenze dei termini relativi all’indebitamento con istituti di credito o altri operatori; adottare misure per sostenere la domanda interna; sostenere il potenziamento delle produzioni nazionali e finanziare specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte anche con la sospensione degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro” ha aggiunto il ministro.

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