Il piano dell'Europa di tagliare di due terzi l'utilizzo di gas proveniente da Mosca entro la fine dell'anno spinge le industrie ad affidarsi alla fonte fossile più inquinante in assoluto: e per di più a farla arrivare dalla stessa Russia, complice il fatto che il blocco alle importazioni non riguarda - ancora - le fonti energetiche principali. Il 3 marzo, ad esempio un carico da trentamila tonnellate ha lasciato il porto di Murmansk (sul mare di Barents) diretto a Belfast
Come riduciamo la dipendenza dal gas russo? Importando carbone dalla Russia. Come scrive Bloomberg, il piano dell’Europa di tagliare di due terzi l’utilizzo di gas proveniente da Mosca entro la fine dell’anno spinge le industrie ad affidarsi alla fonte fossile più inquinante in assoluto: e per di più a farla arrivare dalla stessa Russia, complice il fatto che il blocco alle importazioni non riguarda – ancora – le fonti energetiche principali. Anche se i prezzi stanno aumentando, spiega il giornale economico, produrre energia tramite carbone resta molto più economico che farlo tramite gas: nell’ultima settimana nel continente si è bruciato il 51% in più di carbone rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo dati del Fraunhofer Institute per l’energia solare. E allo stesso tempo è calata la domanda di gas.
Ma la Russia è anche il maggior fornitore di carbone ai Paesi occidentali: nel 2020 è venuto da lì almeno un terzo delle importazioni. A causa dell’isolamento economico del Paese, i broker cercano di rivolgersi ad altri esportatori come la Colombia, l’Australia, l’Indonesia, il Sudafrica o gli Stati Uniti. Ma nei giorni scorsi è provato che navi cariche di carbone provenienti dalla Russia sono partite per la Germania, la Lettonia e il Regno Unito: e il 3 marzo un carico da trentamila tonnellate ha lasciato il porto di Murmansk (sul mare di Barents) diretto a Belfast, rivela Bloomberg citando i dati di navigazione forniti dal provider Marcura.