Said è in partenza per l’Ucraina. Obiettivo: portare cibo agli animali e tentare di farli arrivare in Italia. Said Beid è il più noto pet detective italiano. La sua specialità: ritrovare animali smarriti e scomparsi. Con un bagaglio di esperienza decennale e apparecchiature iper tecnologiche. Said si accinge a raggiungere il confine con l’Ucraina. La spedizione è stata preparata nei dettagli, perché nella grande tragedia dell’invasione russa c’è anche questo tormento: migliaia di animali in difficoltà, che ora rischiano la morte perché nessuno è più in grado di accudirli. Oppure sono in fuga insieme ai loro padroni, ma ora vanno in ogni modo alimentati e custoditi. Spiega Said: “Il mio telefono non smette di squillare. Sono soprattutto gli ucraini che vivono in Italia a cercarmi. Sono riusciti a mettersi in contatto con le famiglie, i parenti, gli amici che vivono ancora nel loro Paese d’origine e hanno descritto una situazione allucinante. Centinaia di animali vagano da soli nei territorio vicino al confine, senza più nessuno che si prenda cura di loro”. Quindi la decisione: “Bisogna partire con una spedizione di soccorso”. C’è già stata una raccolta di cibo, ma anche medicine, coperte, guinzagli, trasportini, torce, pile, sacchi, a Biassono in Brianza. Non solo cani e gatti: ci saranno approvvigionamenti anche per i volatili e i roditori. Manca anche il cibo per gli animali da cortile. E siccome questa è una spedizione umanitaria, verranno portati al confine del Paese martire anche confezioni di farmaci per la popolazione.
Racconta ancora Said: “Le immagini dei cittadini che scappano cercando di mettere in salvo con sé anche i loro animali mi hanno toccato il cuore. Ho dedicato la mia vita agli amici dell’uomo, cercando di riportare a casa chi era fuggito. Ora anche le persone che varcano il confine hanno bisogno di assistenza”. Aggiunge: “Siamo in contatto anche con le autorità sanitarie. Perché l’ordine è di far uscire dall’Ucraina anche tutti gli animali accompagnati, ma vanno rispettate ovviamente le norme di profilassi”. Nel viaggio di ritorno Said porterà in Italia anche una mamma con la sua bambina: “Quando è iniziata l’invasione il marito era in Romania. Non vuole rientrare, sarebbe subito arruolato nella resistenza. E’ arrivato qui in Brianza, mentre la sua famiglia è già stata accolta in un campo profughi”. Quale sarà il percorso di avvicinamento? “Dalla Romania, dalla Polonia o dall’Ungheria. Sto aspettando che le persone sul posto dicano qual è la situazione meno pericolosa”. C’è anche chi ha perso la vita a causa del suo amore per gli animali. E’ il caso di Anastasiia Yalanskaya, morta a 26 anni. Uccisa a colpi di arma da fuoco insieme a due altri volontari: stavano andando a in un rifugio a Bucha, a 30 chilometri da Kiev, per portare cibo e aiuti per i cani ospiti della struttura.
In Italia Said ha ritrovato in tre anni più di mille animali. La sua pagina Facebook è presa d’assalto da decine di richieste di aiuto. Qual è la sua storia? E’ nato a Casablanca, da bambino ha imparato il comportamento di tutti gli animali. Poi è arrivato a Torino con un permesso temporaneo di soggiorno. Muratore, poi aiuto cuoco. Alla fine viene assunto come stalliere. E’ abilissimo: gli trovano un posto da allenatore all’Ippodromo di San Siro a Milano. Alla sua professione alterna l’attività di pet detective. La percentuale di successo nelle ricerche è altissima, con la sua dotazione di telecamere collegate al telefonino, fototrappole notturne, visore termico, drone. “Gli ultimi aggiornamenti – racconta ancora Said – dicono che ci sono in azione moltissimi volontari lungo i confini. Ma quel che scarseggia sono cibo e attrezzature e anche loro sono ormai allo stremo. Partiremo in questa settimane per rifornirli. Ripeto: è davvero una grandissima emergenza”. Così come la solidarietà degli italiani si sta manifestando in questi giorni con la massima disponibilità ad accogliere i profughi nelle loro abitazioni, così è anche per gli animali: “In molti chiamano chiedendo come accogliere in casa propria un cane o un gatto dell’Ucraina. Tentiamo di metter su una rete per approfittare di questa grande generosità”. Il proponimento? “Cercheremo di tornare da questa prima spedizione almeno con un cane o un gatto. Speriamo i primi di una lunga serie”. Questo è l’obiettivo minimo: “Andrò nei rifugi, in tutti quelli dove si può arrivare e giuro che tutti gli animali che riuscirò a salvare li porterò in Italia. I loro padroni sono anche disposti a separarsi da loro, pur di non vederli morire. Senza cibo e sotto le bombe, hanno davvero poche speranze di farcela”.
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