Migliaia di posizioni irregolari in tutta Italia, una colossale evasione stimata in 40 milioni di euro: questi i risultati dei controlli sul mercato delle badanti, partito dal Veneto e proseguito su tutto il territorio nazionale. Sotto inchiesta sono finite una ventina di persone, oltre a un imprenditore romano e due professionisti. Oltre all’aspetto fiscale c’è anche quello contributivo, perché badanti, infermieri, camionisti e braccianti hanno lavorato senza che allo Stato fossero versate le quote dovute e si trovano ora a dover fare i conti con un vuoto contributivo assoluto.
Tutto è cominciato da una badante assunta da una agenzia di Schio, in provincia di Vicenza. Si era presentata dalla guardia di Finanza per denunciare cosa le era accaduto dopo aver firmato un contratto per prestare servizio in una famiglia della zona. La donna, infatti, aveva dovuto versare 600 euro in contanti, metà al momento della firma del contratto di lavoro, altri 300 euro quando aveva ricevuto il primo stipendio. Partendo da quell’episodio, le Fiamme Gialle sono risalite all’agenzia che aveva effettuato l’assunzione e che avrebbe dovuto poi effettuare i pagamenti, non solo dello stipendio, ma anche dei contributi. Sono così state scoperte una ventina di cooperative che stavano alle spalle delle agenzie e che risultavano le vere intestatarie dei contratti. Le cooperative, attraverso la creazione di un ampio giro di fatture false e spese inesistenti, presentavano dichiarazioni con compensazione di rimborsi Iva non dovuti. Così non pagavano le tasse e abbattevano il costo del lavoro. Anche per questo le tariffe proposte erano più basse di quelle praticate da altri concorrenti. Il danno non ha colpito solo lo Stato, ma anche i lavoratori per i quali si aprirà ora un contenzioso con l’Inps.
Il Comando provinciale della Finanza di Vicenza, con il coordinamento della Procura di Roma, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente fino a 39 milioni di euro, che ha riguardato 19 società e una ventina di persone fisiche indagate per frode fiscale, false fatturazioni e false dichiarazioni. Le indagini sono state condotte dalla Compagnia di Schio, diretta dal capitano Stefano Rizzello, dopo la denuncia della prima badante che riteneva di essere stata vittima di un’estorsione da parte di un’agenzia di Padova. Quel fascicolo, poi finito a Roma per competenza, è stato archiviato, ma ha permesso di ricostruire la frode.
Le badanti erano formalmente inquadrate in società cooperative, con sede legale a Roma e operativa a Milano. Erano inesistenti, amministrate da prestanome ed evasori totali. In alcuni casi l’indirizzo non corrispondeva ad alcuna sede. Oltre 3.000 posizioni lavorative comunicate sono risultate irregolari. In Veneto la cooperativa più importante è la San Bartolomeo che in pochi anni ha inquadrato oltre 1.400 badanti attraverso agenzie di Padova, Vicenza, Camposampiero (Padova) e Dolo (Venezia), con un volume d’affari di oltre 5 milioni di euro.
La Finanza ha ricostruito un vortice di fatture per operazioni inesistenti pari a 27 milioni di euro, con evasione dell’Iva. Risultavano emesse da due società di capitali attive nel settore immobiliare, le classiche “cartiere”, che hanno consentito alle cooperative di inserire nei bilanci operazioni passive false. In questo modo i Modelli F24 riguardanti i lavoratori presentavano crediti d’imposta fittizi con una “compensazione orizzontale” per 8 milioni di euro che rovesciava i debiti con il fisco. Risultano poi non pagate ritenute Irpef sugli stipendi dei lavoratori, nonché debiti previdenziali e assicurativi riferiti a quei rapporti. I crediti d’imposta fittizi sono poi stati ceduti, a titolo oneroso, ad altri soggetti giuridici, tutti pesantemente indebitati con il Fisco, con una monetizzazione del profitto della frode. Sono indagati, oltre ai titolari delle cooperative, anche un commercialista di Ascoli Piceno (ha eseguito la trasmissione telematica delle dichiarazioni fraudolente), un ragioniere di Viterbo (che ha trasmesso telematicamente compensazioni per milioni di euro) e un imprenditore romano. Quest’ultimo risulta amministratore di fatto di buona parte delle cooperative, è consulente della Camera di Commercio Italo-Bulgara e fa il giornalista. I sequestri hanno colpito 36 immobili nelle province di Lucca, Pistoia, Latina, Roma e Ascoli, nonché due imbarcazioni da diporto, tre auto di pregio, 27 partecipazioni societarie, due orologi di valore e svariate disponibilità finanziarie.