Da Praça da República, centro del vecchio San Paolo, percorrendo Avenida Ipiranga si arriva alla Avenida Caspér Libero e da lì, dopo pochi passi, ci si trova di fronte la Stazione della Luce. Un nome che farebbe pensare ad un luogo quasi magico e che invece è la manifestazione del degrado e della decadenza del centro città. Di fronte alla Stazione della Luce e perpendicolare alla grande Avenida Caspér Libero si trova la via Mauá, popolata da piccoli bar che soffrono la stessa decadenza della zona. Fuori da questi locali ci sono decine di donne di varie età, ammiccanti, alcune di loro sotto l’effetto di varie droghe. Nella stessa zona si trovano gli hotel che offrono stanze ad ore. Ce ne sono di varie categorie, partendo dai più sudici e scadenti che costano cinque reais (meno di un euro), fino a 16 reais: quelli di lusso dove addirittura cambiano le lenzuola!

Fuori dalla stazione, tra Avenida Caspér Libero e Via Mauá si trovano le ragazze più giovani, tra i 20 e i 30 anni. Anche dentro la stazione, tra il via vai dei pendolari, si notano le donne che aspettano di iniziare una negoziazione con l’uomo di turno. Hanno età diverse, alcune sono transessuali, ma in generale sono tutte già molto più anziane di quelle che si trovano fuori. Per lavorare dentro la stazione però bisogna pagare: esiste un sistema di gerarchia e un controllo esercitato da chi è arrivato prima e che oggi continua a prostituirsi nonostante abbia 80 anni.

Attraversando la stazione, proprio a lato della Pinacoteca dello Stato, si trova il Parco Urbano-Giardino della Luce. Un insieme di sculture, fontane, camminamenti e diversi tipi di vegetazione che nel suo momento di splendore poteva certo apparire meraviglioso. Neanche questo complesso però si salva dal decadimento della zona e, soprattutto, oggi questo giardino è famoso per essere il centro della prostituzione di donne tra i 40 e gli 80 anni di età. Entrando in un giorno qualsiasi (da martedì a domenica perché il lunedì e chiuso per manutenzione) si può vedere gente che passeggia, bambini che giocano, persone che usano le attrezzature per fare esercizio fisico ma soprattutto decine di donne molto anziane e in situazione di prostituzione che cercano clienti ancora più vecchi di loro. Donne che siedono sulle panchine vestite con abiti normali ma che al momento giusto lanciano una sguardo complice, un saluto che rompe il ghiaccio, un sorriso che invita ad iniziare una conversazione. Così inizia la negoziazione…

In un pomeriggio dove in Italia le nonne porterebbero i nipoti a fare una passeggiata, queste donne della stessa età, invece, sono costrette a prostituirsi. Dopo una lunga perlustrazione del parco, nella quale scopro anche una statua del nostro Giuseppe Garibaldi e un omaggio a Giuseppe Mazzini, decido di sedermi per capire la dinamica che si consuma tra le donne e chi viene a comprare del sesso. Con calma gli uomini si avvicinano, si siedono sulla panchina e danno inizio a una conversazione pacata, uno scambio di sorrisi, e poi se viene trovato l’accordo i due si alzano insieme, diretti in uno degli hotel nella zona Caspér Libero-Mauá. Un rituale che vedo ripetersi varie volte.

Mentre sono seduto sulla panchina però mi si avvicina Angelica, look giovanile, capelli neri lunghissimi, molto truccata. La saluto e lei mi chiede se si può sedere. Iniziamo a conversare e così mi racconta che ha circa 40 anni. Le dico, cercando di non apparire offensivo, che ne dimostra molti di più e lei mi gela: “La fame, caro mio, fa invecchiare prima”. Mi racconta che ha da poco iniziato a prostituirsi nel parco e che per una relazione sessuale di un’ora chiede cento reais (poco meno di venti euro), mentre sono solo 50 per “la sveltina”. Le spiego che in realtà sono un giornalista e che sono solo interessato a parlare. Ci pensa e mi dice che ha dei parenti che vivono in Italia e che preferisce non apparire in foto.

“Lavoravo in un negozio di vestiti sai… Poi il Covid-19 ha obbligato il proprietario a chiudere e ora non ho più una fonte di reddito. Io vengo dal Sud del Brasile e mi occupo da sola dei miei genitori qui a San Paolo. Ci sono tanti debiti, troppi debiti e in qualche modo devo pagare…”. Mi accompagna per il parco trasformandosi nel mio Virgilio e mi spiega che oramai i clienti sono quasi solo brasiliani. L’aumento dei furti di cellulari ai passanti, degli assalti e la generale insicurezza che vive il centro città ha allontanato gli stranieri che venivano a cercare sesso a pochi spiccioli, tra i quali, mi dice sorridendo, c’erano molti italiani.

La polizia non è presente nel parco, si trova fuori davanti alla stazione e nella via Mauá: però interviene solo per lo spaccio di droga mentre la prostituzione è tollerata. La maggior parte della donne anziane che si prostituiscono nel parco non hanno “padroni”, le giovani invece che si trovano fuori in alcuni casi sì. Angelica mi racconta che non riesce a venire al parco quanto vorrebbe, i suoi genitori non sono autonomi e quindi lei deve lasciare tutto pronto in casa per poter ritagliarsi alcune ore da dedicare alla prostituzione. La sua famiglia non è a conoscenza del fatto che lei si prostituisce e lei non vuole che si sappia: “è una cosa passeggera, lo faccio solo per pagare i debiti” mi ripete. Molte delle altre donne invece esercitano la prostituzione da decenni. Angelica mi indica una collega e mi dice che lei ha iniziato a 13 anni. Quando ha compiuto 50 anni e venuta a lavorare nel parco, dove la clientela è più adatta alla loro età: oggi ne ha 72.

In questi 113 mila metri quadri di verde tocco con mano che esiste una vera e propria dimensione parallela, dove la maggior parte di queste donne esercita la prostituzione nell’anonimato, cercando di sfuggire dai giudizi della società ma soprattutto degli sguardi inquisitori delle loro famiglie. Figli e nipoti che non hanno idea che le loro madri, nonne, zie, vendono il loro corpo al miglior postore nel Giardino della Luce. La stessa situazione di Angelica che mi prende d’improvviso per il braccio e mi indica il grande orologio della stazione. Sono le 17 e 45 e il parco sta chiudendo, per lei è ora di tornare a casa dagli anziani genitori.

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