di Mario Bencivenni, vicepresidente di Italia Nostra Firenze
Il 9 marzo scorso, nel salone dei Cinquecento del Palazzo Comunale di Firenze, il sindaco Dario Nardella ha allestito un grande evento mediatico per illustrare il progetto vincitore del Concorso internazionale di idee per la riqualificazione dello Stadio Franchi e dintorni. Un evento che ha richiamato più lo scenario del Festival di Sanremo che un’occasione per informare la cittadinanza della complessità di un progetto di restauro di questa importanza. All’evento fiorentino, ironia della sorte, era presente un parterre di plaudenti invitati che, a parte qualche rara eccezione come quella del Soprintendente Andrea Pessina, era composta da personaggi che fino a pochi mesi fa avevano con forza sostenuto l’abbandono o l’abbattimento dello Stadio Franchi progettato da Nervi (come conferma l’ampia e puntuale documentazione consultabile nel blog della sezione fiorentina).
Sugli esiti del Concorso di idee, per quel poco che è stato permesso di vedere dai sintetici rendering resi pubblici, è sufficiente richiamare il giudizio puntuale del comunicato stampa della sezione fiorentina di Italia Nostra: soddisfazione per la soluzione minimalista che risolve i problemi di adeguamento funzionale dello stadio Franchi senza manomettere la sua struttura originaria; seria preoccupazione e sconcerto per quanto proposto per la riqualificazione dell’area adiacente della cosiddetta “Campana del Campo di Marte”. Si tratta di quell’area prevista da Giuseppe Poggi, nel suo piano di ingrandimento di Firenze, come grande spazio verde per le esercitazioni militari e che nei decenni successivi, grazie proprio a queste sue servitù militari, è stata preservata dalla intensa edificazione che ha caratterizzato nel ‘900 quel quadrante della città e quindi confermata in tutti gli strumenti di governo del territorio come grande polmone destinato a verde pubblico e a impianti sportivi.
Per comprendere meglio questo giudizio e gli esiti del concorso però è utile ricordare alcuni fatti. Nel dicembre 2019 è stata la sezione fiorentina di Italia Nostra, assieme a un comitato di cittadini, a sostenere le posizioni dalla locale Soprintendenza per la conservazione dello stadio monumentale di Nervi e il suo possibile adattamento ai nuovi standard richiesti per ospitare le squadre di calcio del campionato di serie A. Italia Nostra suggeriva di salvaguardare lo stadio come “monumento vivo”, attraverso un’operazione parallela di restauro e conservazione da una parte e addizione di una parte nuova e distinta dall’altra.
Se il sindaco e la Giunta di Firenze avessero accolto subito questo suggerimento oggi saremmo forse già alla fase esecutiva del progetto. Invece, si sono adoperati prima a predisporre un bando di avviso pubblico per la vendita dell’area della Mercafir (i mercati annonari generali di Firenze ubicati a Novoli) perché il presidente della Fiorentina vi realizzasse un nuovo stadio, poi a fare approvare al Parlamento italiano il famigerato art. 55bis, un articolo di legge dal possibile profilo di incostituzionalità.
Nel dicembre 2020, forti di questo successo, il patron della Fiorentina, Rocco Commisso col sindaco di Firenze chiedevano alla Direzione generale del MiBAC di indicare quali parti dello stadio Franchi potessero essere demolite. La Direzione generale del MiBAC, in un articolato parere, riproponeva quanto già indicato dal soprintendente Pessina e inoltre smentiva clamorosamente la versione, fornita dagli uffici tecnici comunali, circa i presunti gravi problemi strutturali dello stadio di Nervi. Tale parere costituisce una vittoria del fronte delle ragioni della tutela che da Italia Nostra si era andato intanto sempre più allargando ad autorevoli esponenti della cultura accademica italiana e internazionale, a istituti che operano nel campo della tutela dell’architettura moderna e ancora alla Fondazione Nervi di Bruxelles. Giusta quindi l’azione del ministro Franceschini di reperire e mettere a disposizione le risorse finanziare necessarie al restauro/restyling di uno stadio monumentale di proprietà pubblica (95 milioni di euro).
Avocando a sé la redazione del bando di concorso, il sindaco di Firenze e la sua giunta hanno incluso nel progetto anche la riqualificazione dell’area adiacente del Campo di Marte, con nuove consistenti quote di edificato a destinazione commerciale, ricettiva e direzionale, palesemente in contrasto con i vigenti strumenti urbanistici. Un altro esempio della spregiudicata prassi tendente a favorire la rendita fondiaria a scapito degli interessi collettivi e della tutela. E non è un caso che questa parte del concorso, ispirata ai valori della cosiddetta Stadium economy ormai sempre più criticata, sia la parte per la quale non esiste nessuna certezza di finanziamento, anzi solo un ipotetico project financing tendente a favorire, come al solito, interessi privati. Purtroppo, non vorremmo essere delle Cassandre, ma è facile prevedere che questa parte urbanistica del progetto causerà opposizioni, intoppi e ritardi che non saranno attribuibili alle ragioni della tutela, ma solo alle ambiguità amministrative della Giunta del Comune di Firenze.
Italia Nostra
Associazione per la tutela del Patrimonio storico, artistico e naturale
Politica
Stadio di Firenze: se avessero accolto il nostro suggerimento, ora il progetto sarebbe già in esecuzione
di Mario Bencivenni, vicepresidente di Italia Nostra Firenze
Il 9 marzo scorso, nel salone dei Cinquecento del Palazzo Comunale di Firenze, il sindaco Dario Nardella ha allestito un grande evento mediatico per illustrare il progetto vincitore del Concorso internazionale di idee per la riqualificazione dello Stadio Franchi e dintorni. Un evento che ha richiamato più lo scenario del Festival di Sanremo che un’occasione per informare la cittadinanza della complessità di un progetto di restauro di questa importanza. All’evento fiorentino, ironia della sorte, era presente un parterre di plaudenti invitati che, a parte qualche rara eccezione come quella del Soprintendente Andrea Pessina, era composta da personaggi che fino a pochi mesi fa avevano con forza sostenuto l’abbandono o l’abbattimento dello Stadio Franchi progettato da Nervi (come conferma l’ampia e puntuale documentazione consultabile nel blog della sezione fiorentina).
Sugli esiti del Concorso di idee, per quel poco che è stato permesso di vedere dai sintetici rendering resi pubblici, è sufficiente richiamare il giudizio puntuale del comunicato stampa della sezione fiorentina di Italia Nostra: soddisfazione per la soluzione minimalista che risolve i problemi di adeguamento funzionale dello stadio Franchi senza manomettere la sua struttura originaria; seria preoccupazione e sconcerto per quanto proposto per la riqualificazione dell’area adiacente della cosiddetta “Campana del Campo di Marte”. Si tratta di quell’area prevista da Giuseppe Poggi, nel suo piano di ingrandimento di Firenze, come grande spazio verde per le esercitazioni militari e che nei decenni successivi, grazie proprio a queste sue servitù militari, è stata preservata dalla intensa edificazione che ha caratterizzato nel ‘900 quel quadrante della città e quindi confermata in tutti gli strumenti di governo del territorio come grande polmone destinato a verde pubblico e a impianti sportivi.
Per comprendere meglio questo giudizio e gli esiti del concorso però è utile ricordare alcuni fatti. Nel dicembre 2019 è stata la sezione fiorentina di Italia Nostra, assieme a un comitato di cittadini, a sostenere le posizioni dalla locale Soprintendenza per la conservazione dello stadio monumentale di Nervi e il suo possibile adattamento ai nuovi standard richiesti per ospitare le squadre di calcio del campionato di serie A. Italia Nostra suggeriva di salvaguardare lo stadio come “monumento vivo”, attraverso un’operazione parallela di restauro e conservazione da una parte e addizione di una parte nuova e distinta dall’altra.
Se il sindaco e la Giunta di Firenze avessero accolto subito questo suggerimento oggi saremmo forse già alla fase esecutiva del progetto. Invece, si sono adoperati prima a predisporre un bando di avviso pubblico per la vendita dell’area della Mercafir (i mercati annonari generali di Firenze ubicati a Novoli) perché il presidente della Fiorentina vi realizzasse un nuovo stadio, poi a fare approvare al Parlamento italiano il famigerato art. 55bis, un articolo di legge dal possibile profilo di incostituzionalità.
Nel dicembre 2020, forti di questo successo, il patron della Fiorentina, Rocco Commisso col sindaco di Firenze chiedevano alla Direzione generale del MiBAC di indicare quali parti dello stadio Franchi potessero essere demolite. La Direzione generale del MiBAC, in un articolato parere, riproponeva quanto già indicato dal soprintendente Pessina e inoltre smentiva clamorosamente la versione, fornita dagli uffici tecnici comunali, circa i presunti gravi problemi strutturali dello stadio di Nervi. Tale parere costituisce una vittoria del fronte delle ragioni della tutela che da Italia Nostra si era andato intanto sempre più allargando ad autorevoli esponenti della cultura accademica italiana e internazionale, a istituti che operano nel campo della tutela dell’architettura moderna e ancora alla Fondazione Nervi di Bruxelles. Giusta quindi l’azione del ministro Franceschini di reperire e mettere a disposizione le risorse finanziare necessarie al restauro/restyling di uno stadio monumentale di proprietà pubblica (95 milioni di euro).
Avocando a sé la redazione del bando di concorso, il sindaco di Firenze e la sua giunta hanno incluso nel progetto anche la riqualificazione dell’area adiacente del Campo di Marte, con nuove consistenti quote di edificato a destinazione commerciale, ricettiva e direzionale, palesemente in contrasto con i vigenti strumenti urbanistici. Un altro esempio della spregiudicata prassi tendente a favorire la rendita fondiaria a scapito degli interessi collettivi e della tutela. E non è un caso che questa parte del concorso, ispirata ai valori della cosiddetta Stadium economy ormai sempre più criticata, sia la parte per la quale non esiste nessuna certezza di finanziamento, anzi solo un ipotetico project financing tendente a favorire, come al solito, interessi privati. Purtroppo, non vorremmo essere delle Cassandre, ma è facile prevedere che questa parte urbanistica del progetto causerà opposizioni, intoppi e ritardi che non saranno attribuibili alle ragioni della tutela, ma solo alle ambiguità amministrative della Giunta del Comune di Firenze.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.