Più i problemi sono complessi e ci coinvolgono emotivamente, suscitando ansia e paura, più tendiamo a fornire risposte semplici. Questo meccanismo di difesa psicologico scaturisce dai millenni in cui l’essere umano non aveva possibilità di riflettere di fronte agli imprevisti; ad esempio quando incontrava un animale feroce doveva reagire a corto raggio, senza tentennamenti. Ora, però, seduti comodamente sul divano di casa, dovremmo comprendere che i problemi complessi hanno quasi sempre risposte complicate e articolate.
Nella guerra tra Russia e Ucraina stiamo velocemente trasformando i russi nel diavolo e gli ucraini in angeli, semplificando la storia e le vicende che si sono determinate fra queste due nazioni. Non conosco tutti i fatti, ma ricordo che erano almeno otto anni che nel Donbass questi due popoli si facevano la guerra con 14mila morti stimati. Come mai non abbiamo posto allora delle sanzioni contro i belligeranti? Perché non se ne parlava? I due presidenti eletti – secondo alcuni osservatori entrambi in tornate elettorali condizionate o addirittura truccate – non sono riusciti per lunghi anni a trovare una soluzione, ma se le sono date, per interposte milizie, di santa ragione. Qualcosa, insomma, già non andava da parecchio, senza che ci facessimo tanto caso, visto che si trattava di una delle solite guerre nascoste ( come quella attualmente in atto nel Corno d’Africa di cui nessuno parla).
Chiaramente quando gli animi sono eccitati e radicalizzati il nemico diviene “disumano”, come nei film di grande successo. Ne Il signore degli anelli i nemici sono orchi che non vengono partoriti da una madre, ma provengono dalle viscere della terra; nella saga Terminator gli avversari sono macchine terrificanti senza alcuna umanità. Anche in questa guerra pare che i cattivi, visti dall’una e dall’altro versante attraverso la propaganda, siano disumani, come nella saga zombie in cui, essendo questi esseri dei morti non hanno nessun rispetto dei bimbi o delle donne indifese. Se ascoltassimo i telegiornali russi apprenderemmo verosimilmente che i codardi nazisti ucraini si fanno scudo delle donne e dei bambini, installando armamenti negli ospedali, costringendoli a non uscire dalle città e ad accedere ai corridoi umanitari per impedire alle eroiche forze armate di Putin di sgominarli. Da questa parte del conflitto apprendiamo con orrore che gli inumani soldati russi aprono corridoi fintamente umanitari, per poi sparare in modo proditorio sui civili inermi, bombardando anche ospedali pediatrici.
Fatta questa premessa, legata alla radicalizzazione emotiva che avviene in fase di conflitto, vorrei aggiungere che gli accordi di pace si fanno necessariamente coi nemici. Occorre quindi vedere i nemici come esseri umani, con le loro paure, per poter accettare alcune loro condizioni (anche se non tutte). Ad esempio l’esigenza, forse strumentale ma probabilmente non del tutto, di sicurezza della Russia, di fronte all’espansione della Nato potrebbe essere compresa e si potrebbe attuare un compromesso. La necessità delle popolazioni russofone di avere un’autonomia amministrativa potrebbe essere legittimata, al pari di quella dei Sud tirolesi o dei Catalani… Credo che la diplomazia e le capacità di coloro che intrattengono le trattative potrebbero trovare una intesa.
A questo punto, proprio per la radicalizzazione emotiva prima descritta, qualcuno potrebbe alzarsi, affermando che i nemici e il pazzo Putin sono inumani, vogliono distruggerci tutti e non è nemmeno concepibile trattare con loro. Se qualcuno propone anche solo di ascoltare le loro ragioni è un collaborazionista, un vile, forse una spia, un essere anche lui inumano, da distruggere.
Occorre che noi europei cominciamo a non tifare più per la guerra, ma per la pace. Pensare di sfiancare le reni alla Russia con sanzioni, tifare per la resistenza ucraina seduti sui nostri divani mi pare un grande azzardo. Soprattutto far balenare la possibilità di un intervento armato, se le cose divenissero ancora più cruente, invece di favorire la pace, rischia di radicalizzare il conflitto. I dirigenti ucraini cercano in tutti i modi di coinvolgere la Nato nella guerra e paiono disposti a far aggravare le condizioni umanitarie per costringere i paesi riluttanti all’intervento.
Sia chiaro che in questo conflitto l’aggressore russo ha certamente torto, ma occorre tifare per la pace e comprendere la complessità delle relazioni fra popoli e dittatori/presidenti. Soprattutto occorre evitare la facile scorciatoia della disumanizzazione dell’avversario perché questa visione porta come unica conseguenza alla ricerca della distruzione e annientamento totale del nemico che, a sua volta, vorrà fare lo stesso. Il mondo semplice, in cui ci sono i buoni – di solito noi – e i cattivi ci affascina e fa leva sulle nostre pulsioni profonde. Dobbiamo compiere uno sforzo per accogliere la complessità che ci impone di trovare un modo accettabile di vivere vicino a un nemico.