Per il ministero dell'interno saudita, gli 81 condannati erano considerati implicati in atti di terrorismo. L'Onu fa invece sapere che in 41 casi si trattava di appartenenti alla minoranza sciita che avevano preso parte a manifestazioni nel 2011 e nel 2012
L’Onu ha condannato oggi, tramite Michelle Bachelet – l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani – l’Arabia Saudita per quella che viene definita “esecuzione di massa”, avvenuta sabato scorso, di 81 persone condannate a morte.
Per il ministero dell’interno saudita, le condanne sono state eseguite dopo sentenze definitive: gli 81 condannati erano considerati implicati in atti di terrorismo contro edifici governativi, luoghi di culto, funzionari, personale della sicurezza ed erano ritenuti responsabili dei reati di traffico d’armi, torture, violenze e rapine: volevano, per il governo, “destabilizzare la sicurezza”, “seminare il caos” oltre ad “andare in zone di conflitto” e concretizzare piani di “Is, al-Qaeda, Houthi e altri gruppi terroristici ostili al regno”.
Di segno totalmente opposto la lettura delle Nazioni unite che, hanno commentato attraverso un comunicato stampa di Bachelet: “Tra coloro che sono stati decapitati il 12 marzo, 41 appartenevano alla minoranza sciita e avevano preso parte a manifestazioni contro il governo nel 2011 e nel 2012, chiedendo di poter partecipare maggiormente al processo politico. Altri sette erano yemeniti e un siriano”.