L'Agenzia internazionale per l'energia atomica: "I 211 lavorano ininterrottamente da oltre due settimane. Pilastri di sicurezza compromessi". Danneggiata di nuovo la rete elettrica di alimentazione. L'Energoatom mette in guardia sullo "stagione degli incendi". E su Zaporizhzhia: "Almeno 11 rappresentanti di Rosatom nell'impianto. Il personale operativo deve avere la capacità di prendere decisioni senza indebite pressioni"
Duecentoundici tecnici e guardie che lavorano ininterrottamente dal 23 febbraio nella centrale di Chernobyl non sta “più effettuando riparazioni e manutenzione” delle apparecchiature di sicurezza, anche “a causa dell’affaticamento fisico e psicologico” visto che è in servizio “ininterrottamente da quasi tre settimane”. Una situazione, comunicata da Energoatom all’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che ha mandato in allarme anche l’autorità dell’Onu che ha espresso “preoccupazioni per la sicurezza” anche per quanto riguarda il “trasporto” del personale “al di fuori della zona di esclusione”. L’Aiea ha inoltre sottolineato di non avere “comunicazioni dirette” con il personale, ma di ricevere “informazioni dalla gestione della centrale” da al di fuori della sede.
Il direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi ha affermato che “la situazione sempre più grave che deve affrontare il personale” di Chernobyl, “unita ai persistenti problemi relativi alle comunicazioni dal sito e al problema dell’alimentazione“, ha aggiunto “ulteriore urgenza a un’iniziativa dell’Aiea volta a garantire la sicurezza nel nucleare ucraino”. Secondo la società elettrica ucraina Ukrenergo, tra l’altro, la linea elettrica – che era stata riparata – è stata “nuovamente danneggiata”. Grossi ha spiegato di aver proposto un accordo quadro che “consentirebbe all’Aiea di fornire assistenza tecnica e di altro tipo per il funzionamento sicuro e protetto” di tutti gli impianti nucleari ucraini.
Il tema è stato affrontato lo scorso giovedì ad Antalya, in Turchia, dove il direttore generale di Aiea è volato per incontrare di personale i ministri degli Esteri Dmytro Kuleba e Sergei Lavrov. “Non possiamo permetterci di perdere altro tempo. L’Aiea è pronta ad agire immediatamente, sulla base della nostra proposta quadro che richiede l’accordo delle parti in conflitto prima che possa essere attuata. Possiamo fornire assistenza ai siti nucleari ucraini solo dopo la firma. Sto facendo tutto il possibile per farlo accadere molto presto”, ha detto Grossi specificando che l’Aiea sta preparando proposte tecniche dettagliate per la sua assistenza, basate sui “sette pilastri indispensabili per la sicurezza nucleare”.
Questi pilastri – compresi quelli sull’integrità fisica degli impianti nucleari, la capacità del personale operativo di prendere decisioni senza pressioni indebite, la sicurezza di forniture elettriche fuori sede e le comunicazioni affidabili con l’autorità di regolamentazione – sono stati “compromessi o messi in discussione durante il conflitto iniziato il 24 febbraio”, sottolinea l’Aiea ricordando che da Chernobyl continuano a non arrivare i dati del sistema di monitoraggio installati nella centrale, mentre questo flusso viene trasferito regolarmente alla sede dell’Agenzia dalle altre centrale ucraine.
Per quanto riguarda Zaporizhzhya, l’Aiea ricorda che la gestione è “sotto il controllo” del comandante delle forze russe ed Energoatom ha affermato di “essere stato informato dal personale del sito che vi erano presenti anche almeno 11 rappresentanti della compagnia statale russa Rosatom”, senza che questi abbiano finora interferito con il funzionamento degli impianti nucleari. Grossi ha però più volte sottolineato che “l’attuale situazione contravviene a uno dei sette pilastri indispensabili”, quello secondo cui il personale operativo “deve essere in grado di adempiere ai propri doveri di sicurezza e avere la capacità di prendere decisioni senza indebite pressioni”. Su Chernobyl, inoltre, Energoatom – riferisce l’Aiea – ha annunciato di avere un corso un attento monitoraggio della zona di esclusione “prima della ‘stagione degli incendi’ annuale”, durante la quale si verificano “spesso incendi spontanei nell’area, ancora contaminata dal materiale radioattivo dell’incidente 36 anni fa”. L’ultimo, nell’aprile 2020, arrivò a 1,5 chilometri di distanza dalla centrale.