Un altro raid nella regione di Donetsk e l’ennesimo scambio di accuse tra Russia e Ucraina. Nella mattinata i separatisti filorussi hanno dato notizia di “raid aerei ucraini” in cui “almeno 20 persone” sono rimaste uccise, per poi specificare all’agenzia Tass che un missile ‘a grappolo‘ lanciato da Kiev ha ucciso anche dei bambini. Gli ucraini però smentiscono: “Si tratta senza dubbio di un missile russo o altra munizione, non ha senso nemmeno parlarne”, ha detto il portavoce militare Leonid Matyukhin in un briefing trasmesso in tv e citato da Sky News.
Da giorni Kiev lancia allarmi per possibili operazioni “false flag” della Russia: secondo l’accusa, Mosca sarebbe sul punto di utilizzare la tattica di paventare o progettare un incidente o un attacco facendolo apparire come una colpa ucraina per dare il via a una nuova escalation militare. I vari fronti possono andare da Chernobyl agli attacchi chimici, così come le provocazioni al confine bielorusso. Forse anche per questa ragione, in merito al presunto raid di questa notte l’Ucraina ha nuovamente negato l’intenzione di voler riconquistare con la forza le città orientali di Donetsk e Luhansk, sotto il controllo delle forze sostenute dalla Russia dal 2014.
Le milizie filo-russe di Donetsk hanno denunciato l’attacco con “missili Tochka-U” come un “atto di terrorismo”. Un’altra agenzia di stampa russa, Sputnik, ha riferito di 20 morti e 9 feriti in un attacco sferrato dalle truppe ucraine. Denis Pushilin, capo dell’autoproclamata repubblica di Donetsk, ha dichiarato alla Tass: “Sebbene il missile Tochka-U sia stato abbattuto, i suoi frammenti hanno causato molti danni e vittime civili, che è la cosa peggiore. Le persone erano in fila davanti a un bancomat, altri a una fermata del trasporto pubblico. Tra i morti ci sono bambini”.
La versione fornita da Kiev è diametralmente opposta: “È inconfondibilmente un razzo russo”, sono le parole del portavoce militare Leonid Matyukhin. Così come era accaduto dopo il bombardamento sull’ospedale di Mariupol che aveva provocato 3 morti, una ventina di feriti e lo sdegno dell’Occidente. Il giorno dopo l’operazione militare, la propaganda russa ha cercato di accreditare una versione rilanciata anche dal ministro degli Esteri, Serghei Lavrov: “L’ospedale pediatrico era usato come base del battaglione Azov”. I documenti fotografici e video, però, mostravano esattamente il contrario: l’ospedale colpito era attivo, all’interno si trovavano sanitari e donne in gravidanza o neo-mamme. Una di loro è morta insieme al suo bambino per via delle ferite riportate.
Foto d’archivio