Redazione sulle barricate per le affermazioni contraddittorie dell'amministratore delegato del gruppo Gedi sullo stato di salute della testata e sul fatto che "ha fatto il suo tempo"
“Sorpresa e sconcerto”. Sono le reazioni della redazione dell’Espresso alle recenti dichiarazioni di Maurizio Scanavino, amministratore delegato del gruppo Gedi, sullo stato di salute del settimanale. Non tanto e non solo perché Gedi è ancora editore del giornale dal momento che la vendita della testata al gruppo Bfc Media di Danilo Iervolino è stata annunciata ma non conclusa. Quanto piuttosto perché il giornale, sottolineano i redattori, “ha fatto della lotta alle fake news una propria bandiera, con inchieste che in questi ultimi anni hanno avuto risonanza internazionale, non può fare a meno di contestare alcune affermazioni che ci sembrano lontane dalla realtà dei fatti, lesive dell’immagine della testata e della professionalità di quanti vi lavorano”.
Il riferimento è a quanto Scanavino avrebbe detto ai giornalisti della Stampa (stesso gruppo editoriale) il 10 marzo scorso secondo quanto riferito dagli stessi in un comunicato: che L’Espresso ha registrato “ormai da anni perdite estremamente significative”. Ebbene, replicano dal settimanale, “facciamo notare che in base ai dati comunicati dall’azienda, le perdite operative dell’Espresso, oltre a rappresentare una quota più che trascurabile rispetto al passivo del gruppo, sono nettamente diminuite nell’arco degli ultimi tre anni; un trend che, sempre secondo quanto comunicato dai vertici aziendali, era destinato a proseguire anche nel 2022″.
Tutto questo, osservano i giornalisti dell’Espresso, “in una situazione di mercato estremante difficile, che ha penalizzato pesantemente anche il conto economico delle altre principali testate del gruppo. Ricordiamo inoltre che solo un mese fa, in un incontro con la direzione generale, il comitato di redazione dell’Espresso si era sentito rassicurare sul futuro della testata poiché i conti per quanto in perdita erano in miglioramento e le ricorrenti voci di una possibile cessione della testata erano ‘totalmente infondate‘. In quell’occasione il deficit dell’Espresso era stato definito ‘importante ma in miglioramento rispetto al 2020-21’ ed era stato assicurato che non erano previsti tagli di borderò né di altro tipo”.
E ancora. “L’Espresso, sostiene Scanavino, avrebbe avuto la priorità negli investimenti sul piano tecnologico: un’informazione che non corrisponde assolutamente alla verità se si esclude, pochi mesi fa, l’aggiornamento di un sistema editoriale ormai superato. Sempre secondo quanto riportato dal comitato di redazione della Stampa, Scanavino avrebbe inoltre affermato che L’Espresso ‘ha in qualche modo fatto il suo tempo‘. Rispediamo al mittente le considerazioni sulla morte del giornalismo d’inchiesta e di approfondimento e troviamo quantomeno sorprendente che l’amministratore delegato di Gedi consideri obsoleto un settimanale che, secondo quanto previsto dagli accordi con l’acquirente, continuerà a essere offerto ogni domenica in allegato obbligatorio a Repubblica almeno fino a 31 marzo 2023“.
I giornalisti dell’Espresso, “a dispetto di quanto affermato da Scanavino”, vogliono “riaffermare il proprio impegno a difesa della testata che ogni settimana con i propri articoli dimostra di essere viva e vitale. Come ci ha ricordato di recente Corrado Augias, i giornali hanno una storia e in qualche caso fanno la storia. E vanno maneggiati con cura, bisogna tenerlo presente quando si fa l’editore”.