In sette giorni il rialzo per la benzina è stato di oltre 23 centesimi e per il diesel di 32,5 cent, battendo il precedente rialzo del 12 dicembre 2011. I gestori denunciano aggressioni da parte dei consumatori, anche se i loro margini non sono influenzati dai rincari
I prezzi di benzina e gasolio hanno sfondato la soglia di 2 euro al litro anche nelle rilevazioni settimanali ufficiali del Mite. La verde al self service è arrivata la scorsa settimana a 2,185 euro e il gasolio a 2,154 euro al litro. Senza precedenti anche gli aumenti: in sette giorni il rialzo per la benzina è stato di oltre 23 centesimi e per il diesel di 32,5 cent, battendo il precedente record del 12 dicembre 2011 quando salirono rispettivamente di 9,7 cent e 13,2 cent per via dell’entrata in vigore del Salva Italia di Monti che alzò le accise. Il governo, con il via libera di Bruxelles che nel corso del consiglio Ecofin ha concordato sulla necessità di sostenere famiglie e imprese, varerà giovedì un primo provvedimento per alleggerire il conto pagato dagli automobilisti. Le misure saranno coperte attraverso l’extra gettito Iva e gli extra profitti delle imprese, ha annunciato la sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra al programma In vivavoce su Rai Radio1. Continua ad essere ritenuta improbabile, invece, la strada di un nuovo scostamento di bilancio. L’ipotesi è quella di uno sconto di 15 centesimi a litro alla pompa, sia per la benzina che per il gasolio, in linea con quanto fatto in Francia e con quel che si appresta a fare la Germania.
”Il forte aumento dei prezzo si porta dietro anche un aumento del gettito perché una parte rilevante (più di metà ndr) del prezzo che paghiamo alla pompa è dato dalle accise e dall’Iva”, ha ricordato. Si tratta di un “gettito ‘aggiuntivo‘, che nessuno vuole incamerare” e quindi “può essere utilizzato proprio per ridurre il prezzo che è tirato da condizioni di mercato”. Allo stesso tempo, “anche in relazione a una discussione che c’è a livello europeo, si potrebbe intervenire su quelle imprese che si trovano in una situazione di vantaggio, per un andamento dei costi e dei prezzi di queste materie”, ovvero i big della produzione e distribuzione a partire dalla partecipata pubblica Eni. Si tratta di attività “che stanno avendo dei profitti extra, molto superiori alle media di quelli che normalmente avvengono”. Con queste risorse, secondo Guerra, “si potrebbe alleggerire il peso di chi sta sopportando un onere molto significativo sia dal punto di vista personale che della produzione”.
Intanto il caro carburanti arroventa anche il clima sociale, soprattutto dopo che il ministro della Transizione Roberto Cingolani ha parlato di “colossale truffa” – anche se il riferimento sembra fosse soprattutto alla speculazione sui prezzi del gas. “Ci sono state anche aggressioni subite dai gestori, scritte che recitano “ladri”, sugli impianti”, ha raccontato Bruno Bearzi, presidente di Figisc, Federazione italiana gestori impianti stradali carburante. “Prendersela con loro significa non conoscere la realtà dei fatti” perché “invece i gestori hanno margini stretti”: percepiscono 3,5 cent (lordi) su ogni litro di prodotto immesso nel serbatoio e con il calo dei consumi indotto dai rincari ci perdono. Le speculazioni, nel caso, possono riguardare il mercato a monte o lo stoccaggio.