Il voto in Colombia premia la sinistra e punisce la destra, infliggendo una battuta d’arresto per il governo. Ma la voglia di cambiamento emersa dalle elezioni legislative del 13 marzo non sgombra il campo dall’incertezza sui prossimi quattro anni di legislatura, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali in programma il 29 maggio. Tante le indicazioni da questa tornata elettorale, alla quale hanno partecipato circa 18 degli oltre 38 milioni di aventi diritto. Innanzitutto la frammentazione delle due camere, il Senato (108 seggi) e la Camera bassa (188).
A uscirne sconfitto è il partito del presidente Iván Duque Centro Democrático (di destra), che passa da 19 a 14 senatori e da 32 a 16 deputati. Un calo preannunciato per il partito dell’ex presidente Álvaro Uribe Vélez, vero dominus del Paese sudamericano sotto accusa per frode elettorale e corruzione in atti giudiziari. Il partito uribista, prima forza del parlamento uscente e vincente in quattro delle ultime cinque elezioni, viene ora superato dal Partito liberale (15 senatori e 32 deputati), dalla coalizione di sinistra Pacto Histórico e dal Partito conservatore (appaiati con 16 senatori e 25 deputati). Chi può cantare vittoria è il Pacto Histórico, coalizione di partiti e movimenti di sinistra che pur non avendo la maggioranza dei seggi mira alla saldatura con altre forze, come i Verdi e forse gli stessi liberali.
Ma il vento in poppa viene soprattutto dalle indicazioni sulle prossime presidenziali, per le quali il favorito è il leader della coalizione stessa Gustavo Petro. Oltre al rinnovo delle due camere, infatti, si è votato anche per le primarie: dei 5,7 milioni che hanno partecipato alla scelta del candidato del Pacto Histórico, ben 4,5 hanno votato per Petro, che quattro anni fa ha perso al ballottaggio contro Duque e oggi punta alla vittoria al primo turno, dopo il record di suffragi. Il suo principale avversario, con ogni probabilità, sarà Federico “Fico” Gutiérrez, che ha raccolto oltre due milioni di voti guadagnando la nomination per la candidatura a presidente della coalizione di destra Equipo por Colombia. Sotto il candidato centrista Sergio Fajardo, che si è imposto nella coalizione Centro Esperanza ma ha raccolto solo 722mila voti.
Se il Pacto Histórico può sorridere, però, non è solo grazie alla prova muscolare di Gustavo Petro, ma anche alla sorprendente prova di Francia Márquez, leader sociale afro-discendente che ha raccolto ben 800mila consensi nelle primarie di coalizione, piazzandosi addirittura al terzo posto in assoluto. Originaria del Cauca, 39 anni, l’attivista ambientalista è senza dubbio la rivelazione del voto colombiano. E non è escluso che possa diventare vicepresidente della Colombia, se Petro dovesse vincere a maggio. Avvocata e femminista, Francia Márquez si è distinta negli anni per tante battaglie a favore dei diritti umani, in particolare per le popolazioni indigene. Battendosi contro l’estrattivismo illegale da parte di grandi imprese minerarie nel suo dipartimento, piagato anche dalla forte presenza del narcotraffico e della violenza ai danni di contadini, indigeni e leader sociali.
Una spinta in più per Gustavo Petro, ex guerrigliero ed ex sindaco di Bogotà favorito per la corsa alla presidenza. L’economista 61enne, senatore di Colombia Humana, si propone di dare una svolta progressista in un Paese che lo scorso aprile ha visto scoppiare imponenti manifestazioni contro le politiche neoliberiste di Duque, represse in modo violento. Dalla riforma agraria a quella fiscale, fino alle questioni internazionali (rapporto con la Nato e con il Venezuela per esempio), tante sono le questioni sul tavolo. Contro di lui, il candidato uribista Óscar Iván Zuluaga ha fatto un passo indietro, ritirandosi dalla corsa per sostenere l’ex sindaco di Medellín Gutiérrez. L’eventuale ballottaggio sarà il 19 giugno. Si vedrà se per la Colombia è in arrivo una vera svolta.